La situazione a Fabriano si fa sempre più critica con il piano industriale della Beko che minaccia circa 400 posti di lavoro. Questo è considerato un ulteriore colpo per una comunità già sofferente, secondo le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm di Ancona e le Rsu Impiegati. Gli impiegati della sede di Fabriano hanno annunciato uno sciopero per il prossimo 28 novembre, durante il quale si svolgerà anche un’assemblea con presidio davanti alla sede di Beko in viale Aristide Merloni.
Il piano industriale di Beko: chiusure e ristrutturazioni
La Beko Europe, azienda controllata al 75% da Arcelik e al 25% da Whirlpool, ha presentato un piano che pone a rischio diversi posti di lavoro negli stabilimenti marchigiani. Durante un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sono emerse notizie preoccupanti: si prevede la chiusura dello stabilimento di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno, con una perdita stimata di 320 posti di lavoro entro il 2025. Inoltre, lo stabilimento di Melano a Fabriano subirà una pesante ristrutturazione, con circa 66 esuberi previsti tra i lavoratori. Non meno significativa è la notizia della chiusura del dipartimento di ricerca e sviluppo e del ridimensionamento della sede regionale a Fabriano.
Le dichiarazioni dei sindacati sottolineano che il più significativo colpo di fucile colpirà la sede impiegatizia di Fabriano, dove si prevede una grande riduzione delle funzioni e la chiusura di enti. Dai 550 attuali impiegati, oltre 350 potrebbero trovarsi senza un lavoro. Questo scenario mette in luce il grave impatto che tale procedimento avrà non solo sui lavoratori, ma sull’intero tessuto economico della regione.
Il perdurare dell’emergenza occupazionale
I rappresentanti sindacali non hanno nascosto la loro preoccupazione, evidenziando che le criticità nel settore impiegatizio si manifestano da anni. Le ristrutturazioni che hanno interessato progressivamente il gruppo, iniziate con Indesit e seguite da Whirlpool, sono diventate parte di un copione ormai familiare, in cui il conseguente smantellamento di professionalità ha avvicinato l’azienda a una situazione di incertezza, sia per il personale che per il territorio.
La perdita di queste figure professionali competenti e innovative non solo compromette l’economia locale, ma riduce anche le capacità di sviluppo e crescita della regione. La situazione ha destato preoccupazione tra gli attori sociali e politici che chiedono interventi concreti da parte delle istituzioni. Lo sciopero del 28 novembre è quindi l’espressione di un forte dissenso rispetto alle decisioni unilaterali dell’azienda, riflettendo il desiderio di difendere posti di lavoro e competenze.
Richiesta di intervento istituzionale
Le organizzazioni sindacali hanno fatto appello alle istituzioni locali e nazionali, compresi i sindaci del territorio e il governo delle Marche, per attivare tutte le misure necessarie a tutelare i lavoratori in questa fase delicata. Viene menzionata anche l’opportunità di attivare il “Golden Power”, uno strumento giuridico che consente allo Stato di intervenire nel settore industriale per prevenire perdite significative di posti di lavoro e garantire la continuità aziendale.
Il futuro di Fabriano e dei suoi abitanti è quindi appeso a un filo, con la necessità di azioni che possano contrastare il declino industriale e proteggere le condizioni di lavoro. La mobilitazione dei lavoratori rappresenta un segnale forte e chiaro per chiunque sia investito della responsabilità di prendere decisioni riguardanti l’occupazione nel territorio.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Marco Mintillo