I documenti della tragedia del Vajont custoditi a Belluno: un legame indissolubile con la memoria collettiva

I documenti della tragedia del Vajont custoditi a Belluno: un legame indissolubile con la memoria collettiva

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I documenti della tragedia del Vajont custoditi a Belluno: un legame indissolubile con la memoria collettiva - Gaeta.it

La recente decisione di mantenere a Belluno i 5205 documenti processuali legati alla catastrofe del Vajont rende omaggio alla memoria delle vittime e si pone come un importante elemento di coesione per la comunità bellunese. Questo archivio non è solo un deposito di informazioni, ma una testimonianza viva della storia, che sarà resa accessibile anche grazie alla digitalizzazione. Le istituzioni culturali si stanno impegnando in un’opera di conservazione e valorizzazione della memoria, che riveste un significato profondo per l’intero Paese.

La decisione del sottosegretario alla cultura

La notizia è stata annunciata dal Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, in un comunicato ufficiale. Mazzi ha sottolineato come il decreto firmato dal Direttore generale Archivi, Antonio Tarasco, non solo confermi la destinazione del fascicolo, ma rappresenti anche un atto di riconoscimento nei confronti di una tragedia che ha segnato profondamente il territorio. “La memoria è un moto attivo”, ha dichiarato Mazzi, evidenziando l’importanza di fornire un contesto fisico dove poter rievocare gli eventi del passato. La digitalizzazione dei documenti, inoltre, consentirà di mantenere viva la memoria del disastro anche per le future generazioni.

Questo gesto è parte di un’intensa attività di recupero e valorizzazione della storia locale, portata avanti non solo dalle istituzioni statali, ma anche dalla comunità. Attraverso la digitalizzazione, gli atti processuali saranno accessibili a chiunque, favorendo una diffusione della conoscenza e delle testimonianze legate al Vajont. Come affermato dal sottosegretario, il fascicolo rappresenta una “fonte imprescindibile” per la memoria collettiva e contribuirà a mantenere vivo il ricordo di una delle pagine più tragiche della storia italiana.

La digitalizzazione e il patrimonio culturale

Il progetto di digitalizzazione ha visto il coinvolgimento diretto dell’Archivio di Stato di Belluno e dell’Istituto centrale per gli Archivi. Grazie a questo intervento, la copia digitale integrale del fascicolo è stata consegnata anche all’Archivio di Stato de L’Aquila. Questo passaggio è particolarmente significativo dato il precedente intervento di digitalizzazione effettuato a Belluno, che ha posto le basi per la pubblicazione dei documenti nei sistemi archivistici nazionali. La collaborazione tra diversi archivi e istituzioni ha permesso di consolidare l’importanza di questa memoria, rendendola accessibile e facilmente fruibile.

La presenza di questi documenti a Belluno non solo valorizza il patrimonio culturale locale, ma testimonia anche l’impegno delle istituzioni a riconoscere il valore delle esperienze vissute dalle persone coinvolte nel disastro del Vajont. La digitalizzazione dei documenti, oltre a garantire la loro conservazione, permette un approccio inclusivo alla memoria storica, coinvolgendo la comunità e favorendo il dialogo intergenerazionale.

Il valore storico dei documenti e la loro integrazione

Il fascicolo processuale, giudiziariamente riconosciuto anche dall’UNESCO, raccoglie oltre 257 buste di documentazione proveniente da diversi tribunali. Tra il novembre del 1968 e l’ottobre del 1970, il processo si è svolto sia a Belluno che a L’Aquila, evidenziando l’ampia portata della vicenda e la sua rilevanza storica. Questi documenti, custoditi nel tempo, avevano subito una prima fase di inventariazione e digitalizzazione che era stata interrotta dal devastante terremoto del 6 aprile 2009 che colpì L’Aquila, creando una interruzione significativa nei lavori di recupero.

Il protocollo d’intesa sottoscritto nel 2009 tra i sindaci di Longarone, L’Aquila e le relative Direzioni generali Archivi ha quindi permesso di garantire un trasferimento temporaneo del fascicolo a Belluno, dando vita a una nuova fase di recupero e valorizzazione del ‘Fondo Vajont’. Oggi, dopo quasi vent’anni, la digitalizzazione è stata completata e il fascicolo cartaceo sarà fruibile da remoto, integrando le testimonianze materiali già disponibili presso il Museo del Vajont e ricollegando idealmente il passato con il presente.

La conservazione e la disponibilità di tali documenti costituiscono un presidio di memoria fondamentale per non dimenticare le tragiche vicende legate alla diga del Vajont e per riflettere sugli insegnamenti che la storia offre. La decisione di mantenere i documenti a Belluno afferma il valore della cultura della memoria e il ruolo attivo delle istituzioni nel riconoscere e tutelare la propria storia collettiva.

Ultimo aggiornamento il 13 Agosto 2024 da Laura Rossi

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