L’attacco a Lviv: sette vittime, tra cui tre bambini, e la visita dell’arcivescovo Mokrzycki

L’attacco a Lviv: sette vittime, tra cui tre bambini, e la visita dell’arcivescovo Mokrzycki

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L’attacco a Lviv: sette vittime, tra cui tre bambini, e la visita dell’arcivescovo Mokrzycki - Gaeta.it

La situazione in Ucraina continua a essere drammatica a causa degli attacchi russi contro obiettivi civili. Dopo i recenti raid a Poltava, un nuovo attacco ha scosso Lviv, provocando la morte di sette persone, inclusi tre bambini. Monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli dei latini, è giunto sul luogo dell’attacco per offrire supporto spirituale alla comunità.

Il contesto degli attacchi in Ucraina

Strutture colpite in Poltava

Martedì 3 settembre 2024, la Russia ha intensificato le sue offensive colpendo un istituto di formazione militare e un ospedale a Poltava, causando la morte di 53 persone e ferendo 271. Questi eventi hanno ulteriormente devastato una popolazione già provata da anni di conflitto. Poltava, situata nel cuore dell’Ucraina, vede le sue infrastrutture civili sotto assalto, facendo emergere nuovamente il tragico impatto del conflitto sulla vita quotidiana della gente.

L’attacco a Lviv

Il 4 settembre, all’alba, Lviv è diventata il bersaglio di un attacco missilistico che ha portato a sette morti, tra cui tre bambini. Il sindaco, Andriy Sadovyi, ha condiviso su Telegram la tragedia di una famiglia, in cui l’unico sopravvissuto, un uomo gravemente ferito, ha perso la moglie e le tre figlie. Daria, una delle vittime, era studentessa al secondo anno di Studi Culturali all’Università Cattolica di Lviv, un ulteriore segno di come questo conflitto colpisca anche i giovani e le future generazioni. La comunità non si è ancora ripresa dal recente dolore e dalla paura, sentendosi impotente di fronte a un nemico invisibile e spietato.

La visita dell’arcivescovo Mokrzycki

Siamo più forti insieme

Monsignor Mieczyslaw Mokrzycki ha visitato la scena del bombardamento per offrire conforto e sostegno morale. Cresciuto in una comunità profondamente religiosa, l’arcivescovo ha evidenziato l’importanza della presenza religiosa nei momenti di crisi. Le sue parole hanno risuonato in un contesto in cui la gente cerca non solo supporto, ma anche una fonte di speranza. “Uniamoci in preghiera perché Dio in ogni momento può cambiare la nostra storia”, ha affermato Mokrzycki, sottolineando il potere trasformativo della fede in tempi di difficoltà.

L’impatto del trauma

In chat di diversi membri della comunità, l’arcivescovo ha condiviso la sua esperienza nel visitare le suore di diverse congregazioni che hanno subito danni agli edifici durante l’attacco. Le finestre e le porte sono state distrutte, ma per fortuna, nessuna delle suore è rimasta ferita. Tuttavia, il trauma e l’ansia della gente rimangono palpabili. “È difficile spiegare la paura che provano in questi momenti – ha detto Mokrzycki – Hanno sentito un forte boato e poi una luce accecante come una bomba nucleare.” Queste esperienze traumatizzanti richiedono non solo sostegno materiale, ma anche un costante supporto spirituale.

La risposta della comunità religiosa

La funzione dei sacerdoti in momenti di crisi

Nei periodi di angustia, i membri della comunità si rivolgono ai sacerdoti per ricevere benedizioni e conforto. Un ulteriore segnale dell’importanza della fede è il numero di soldati e civili che cercano la confessione in tali momenti critici. “La presenza dei sacerdoti è un segnale di speranza in questi momenti di dolore. Possiamo offrire anche l’estrema unzione a chi sta per morire,” ha concluso l’arcivescovo. Questa vicinanza rende i religiosi figure cruciali in un contesto di grande vulnerabilità e sofferenza.

La richiesta di solidarietà internazionale

Mokrzycki ha anche esortato i cattolici e le persone di buona volontà in tutto il mondo a unirsi in preghiera per le vittime e le loro famiglie. “Questa guerra colpisce non solo i soldati, ma anche i civili innocenti. Invitiamo tutti a unirsi a noi nella richiesta di misericordia e sostegno per coloro che hanno perso tutto,” ha affermato l’arcivescovo. Con queste parole, ha cercato di costruire un ponte di solidarietà tra le comunità religiose di tutto il mondo e quelli che soffrono in Ucraina.

Il messaggio di speranza e resilienza, nonostante le atrocità del conflitto, potrebbe costituire un faro di luce nelle tenebre che avvolgono la regione, un richiamo a non dimenticare il valore della vita e della comunità.

Ultimo aggiornamento il 4 Settembre 2024 da Donatella Ercolano

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