La città di brescia ospita una mostra dedicata a joel meyerowitz, fotografo statunitense con una carriera impressionante che copre sei decenni. Al museo di santa giulia, il pubblico può ammirare oltre novanta fotografie che mostrano sia momenti di vita quotidiana sia eventi storici. La rassegna offre uno spaccato sulla realtà americana, con un occhio rivolto anche alla campagna toscana, arricchita da immagini inedite realizzate durante il lockdown. Questo evento rappresenta un’occasione per conoscere più a fondo il lavoro di un artista che ha vissuto tra new york e l’italia.
Il museo di santa giulia e la cornice storica della mostra
Il museo di santa giulia, luogo che ospita la rassegna, è un edificio con una storia profonda e ricca. Nato come monastero voluto da re desiderio nell’epoca longobarda, è diventato nel tempo uno spazio culturale che valorizza l’arte e la storia bresciana. La scelta di questo luogo non è casuale. Le fotografie di meyerowitz, molte delle quali raccontano scene di vita quotidiana e paesaggi, si integrano perfettamente con l’atmosfera storica e più raccolta del museo. Passeggiando tra le sale, si possono vedere immagini iconiche come quelle delle due torri distrutte durante l’11 settembre, ma anche scatti meno conosciuti che ritraggono persone semplici, impegnate in gesti di routine.
L’edificio stesso offre un contesto che valorizza la dimensione umana degli scatti, con i suoi spazi raccolti e la luce naturale che rende viva ogni immagine. Il pubblico potrà visitare la mostra fino al 24 agosto 2025, trovando nel museo un punto di partenza per esplorare anche la città di brescia.
Joel meyerowitz e la sua carriera tra new york e la toscana
Nato a new york, meyerowitz è cresciuto in un quartiere con molti vicini italiani, particolarmente napoletani, che gli hanno fatto respirare l’atmosfera italiana fin dall’infanzia. La sua esperienza in italia è significativa: ha trascorso molte estati in toscana, dove ha anche realizzato un libro fotografico sul paesaggio e la luce di quella regione. Questa doppia identità culturale si riflette nelle sue immagini che narrano tanto la vita caotica della città americana quanto la quiete delle campagne italiane.
Meyerowitz ricorda la sua prima visita in italia nel 1967, un breve viaggio ma determinante per il suo rapporto con il paese. La toscana, in particolare, ha rappresentato per lui un luogo di serenità e di osservazione della natura e della comunità agricola. Ha usato la fotografia per raccontare la semplicità della vita rurale, facendo da contrappunto alle immagini di new york, città più immensa e caotica. Questa esperienza si lega anche alle immagini scattate a ground zero dopo l’11 settembre, dove la toscana ha offerto un sollievo emotivo, testimoniando una bontà ancora presente nel mondo.
Osservare la vita e la trasformazione della società attraverso la fotografia
Nel corso dei decenni, meyerowitz ha seguito la trasformazione della società , soprattutto nelle strade di new york e parigi. Ci racconta come, con il tempo, la tecnologia abbia modificato il modo di vivere e di rapportarsi delle persone. Negli anni sessanta, settanta e ottanta, gli incontri e gli sguardi tra passanti erano frequenti, mentre oggi gran parte dello sguardo è rivolto al cellulare.
Oltre ai cambiamenti tecnologici, si nota una trasformazione nello stile e nell’atteggiamento delle persone. Negli anni passati, molti avevano uno stile più curato e distintivo: donne con guanti e cappelli, uomini con il cappello fedora. Oggi invece molte persone, in particolare i giovani nelle scuole superiori, preferiscono abbigliamenti più comodi e meno formali, come felpe e jeans larghi, influenzati anche dalla diffusione di internet e delle mode globali.
Questi cambiamenti hanno fatto perdere, secondo il fotografo, parte della singolarità e dell’individualità che emergono nell’abbigliamento e nelle relazioni sociali. L’interazione tra le persone si è ridotta a vantaggio di una maggiore disconnessione. Meyerowitz osserva questo fenomeno senza giudizi, ma con una certa malinconia per il modo in cui sono cambiati i rapporti umani.
Il rapporto con i soggetti e l’approccio alla fotografia di strada
Meyerowitz ha costruito il suo stile fotografico immerso nella realtà , senza chiedere permessi espliciti prima di scattare. Nel corso del tempo ha imparato a essere invisibile tra la folla per catturare immagini autentiche di persone distratte e impegnate nelle loro attività quotidiane. Questa tecnica gli ha permesso di documentare la spontaneità degli istanti che altrimenti si perderebbero.
Quando invece decidesse di realizzare un ritratto, spiegava ai soggetti di mettersi comodi, creando un’atmosfera il più possibile rilassata davanti alla macchina fotografica. In quei momenti lo sguardo diretto tra fotografo e modello diventava un elemento chiave del processo, capace di far emergere emozioni e particolarità nascoste. Nelle sue parole, ogni persona resta un mistero anche quando si lascia fotografare: passano emozioni come tensione o nervosismo che poi si trasformano in una sorta di dono durante l’incontro con l’obiettivo.
Questo modo di guardare ha fatto di meyerowitz uno dei fotografi che più sono riusciti a cogliere l’anima degli individui in un’epoca in cui la società si muoveva in modo diverso, con minore presenza della tecnologia e più spazio per l’attenzione reciproca.
Gli autoscatti durante il lockdown e le nuove prospettive
Per la prima volta in italia, nella mostra di brescia, sono presenti anche gli autoscatti che meyerowitz ha realizzato durante il primo lockdown da covid. Queste immagini rappresentano un capitolo particolare della sua carriera, segnato da una sospensione delle attività tradizionali e da una diversa modalità di osservazione.
Gli scatti riflettono non solo la solitudine e la reclusione di quel periodo, ma anche l’attenzione più intima e soggettiva rivolta a se stesso. Utilizzare l’autoritratto ha permesso al fotografo di continuare a esplorare la realtà nonostante le restrizioni, offrendo un punto di vista diretto su come si affrontano i cambiamenti drastici.
Questa sezione della mostra arricchisce la narrazione visiva di meyerowitz e amplia la comprensione del suo lavoro, inserendo elementi che parlano anche al presente. Le fotografie del lockdown risultano la testimonianza di un momento unico nella storia recente, osservato attraverso lo sguardo di un artista che da sempre documenta il vivere umano.