A Formia dieci giorni per ritrovare se stessi attraverso la storia dello stemma civico

A Formia dieci giorni per ritrovare se stessi attraverso la storia dello stemma civico

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Comune di Formia

C’è stato un momento, in questi ultimi giorni a Formia, in cui passato e presente si sono sfiorati davvero. Non nei libri, ma tra le strade, nelle piazze, nei volti delle persone. La città ha celebrato i 160 anni del suo stemma civico, e lo ha fatto non con un semplice evento istituzionale, ma con un percorso collettivo, fatto di emozioni, ricordi e condivisione. Un anniversario che ha saputo trasformarsi in un’occasione viva, autentica, per riscoprire il senso di appartenenza a una comunità che non ha mai smesso di interrogarsi su chi è e da dove viene.

Sono stati dieci giorni pieni, intensi, pensati non solo per commemorare ma per riaprire un dialogo con la storia e con quei simboli che, a volte, diamo per scontati. Lo stemma di Formia, in questo, è stato più che un pretesto celebrativo: è stato un ponte. Un ponte tra generazioni, tra i ragazzi delle scuole e i nonni che ricordano com’era, tra i gesti del presente e le radici antiche che ancora parlano.

La cerimonia in piazza e quella sfilata che ha lasciato il segno

Tra tutti gli appuntamenti, uno è rimasto nel cuore di molti: la cerimonia in Piazza della Vittoria, con la fanfara dell’ottavo reggimento bersaglieri della brigata Garibaldi che ha fatto vibrare l’aria con il suo passo di corsa. Un’immagine potente, davanti a centinaia di studenti, famiglie, insegnanti. C’era chi applaudiva, chi si commuoveva, chi ascoltava in silenzio. E in mezzo a quella folla, si è sentito forte il bisogno di tornare a credere in qualcosa che ci unisce.

Lì, in quella piazza, la memoria si è fatta corpo, suono, presenza. È diventata una lezione non scritta, ma vissuta, dove i valori fondanti di Formia – il rispetto, la solidarietà, l’identità – sono tornati ad avere un volto. Non quello dei politici, ma quello delle persone comuni che hanno scelto di esserci, di condividere, di restare.

Uno stemma che parla ancora, come fosse oggi

Il sindaco Gianluca Taddeo lo ha ricordato con parole semplici ma vere: quello stemma non è solo un emblema ufficiale, è una storia che ci attraversa. Una storia cominciata nel 1865, quando Pasquale Mattej, concittadino e artista, lo disegnò lasciando un’impronta che è arrivata fino a noi. La città, a lui, ha dedicato una piazza e un istituto, ma il suo lascito più forte resta proprio lì: in quel simbolo che ancora ci rappresenta.

Durante il convegno nella Sala Ribaud, studiosi e storici hanno ripercorso le tappe di questo lungo viaggio chiamato Formia. Non solo cronache antiche, ma spunti per riflettere su dove siamo oggi, su cosa possiamo ancora costruire insieme. Perché ricordare non significa fermarsi, ma capire meglio la direzione da prendere.

Una memoria che si rinnova e guarda avanti

Alla fine di queste giornate, chi ha partecipato non se ne va a mani vuote. Porta a casa una consapevolezza diversa. Quella che una città non si misura solo con i numeri o i progetti, ma con il valore delle sue persone, delle sue tradizioni, delle sue scelte condivise. Lo stemma civico, con i suoi colori e le sue forme, ha riacceso qualcosa che forse era rimasto in disparte: la voglia di sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Il sindaco ha voluto ringraziare tutti, e non per forma. Dalle istituzioni ai volontari, dagli insegnanti ai cittadini comuni: ognuno ha dato il suo contributo. Perché una comunità si costruisce così, un passo alla volta, con gesti semplici, con la memoria che si intreccia al quotidiano. E oggi, a 160 anni dalla sua nascita, quello stemma è più vivo che mai. Non è nostalgia. È una promessa di futuro.

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