L’obelisco di Place de la Concorde a Parigi custodisce un mistero antico più di tremila anni. Uno studio recente ha permesso di scoprire che sulle sue superfici si cela un messaggio criptato del faraone Ramses II. Il ritrovamento è frutto della paziente osservazione di un egittologo francese che, durante il lockdown del 2020, ha iniziato a leggere attentamente i geroglifici incisi sulla pietra, andando oltre la semplice decorazione. La scoperta ha aperto nuove prospettive su come l’antico Egitto comunicava potere e sacralità, lasciando un segno tuttora visibile nel cuore di Parigi.
l’obelisco di place de la concorde: storia e significato nel cuore di parigi
L’obelisco che si trova al centro di Place de la Concorde ha una lunga storia legata all’antico Egitto. Questo monolite in granito rosa venne portato in Francia nel XIX secolo, dopo essere stato prelevato dal tempio di Luxor. Per decenni ha dominato la piazza con la sua statura imponente, ma il suo vero messaggio è rimasto nascosto sotto la superficie. La presenza di questa pietra egizia in una delle piazze più celebri di Parigi spesso viene associata solo al suo valore artistico e simbolico, senza che si abbia piena consapevolezza del contenuto inciso.
L’obelisco misura circa 23 metri di altezza e pesa quasi 230 tonnellate. I geroglifici che ne ricoprono la superficie raccontano la glorificazione del faraone Ramses II, ma solo recentemente si è scoperto che alcuni di questi simboli celano messaggi segreti. Il fatto che siano stati disposti in modo da poter essere letti solo da specifiche angolazioni rappresenta una modalità sofisticata di comunicazione, legata alle celebrazioni religiose e al culto della divinità Amon. Questi dettagli non erano pensati per il grande pubblico, ma per chi poteva comprenderne il significato profondo e rituale.
dimensioni e peso dell’obelisco
23 metri di altezza e quasi 230 tonnellate sono le dimensioni imponenti del monolite, una testimonianza fisica della potenza del faraone.
la scoperta del messaggio nascosto durante il lockdown: il lavoro dell’egittologo olette-pelletier
Nel 2020, durante la chiusura dovuta alla pandemia, il professore Jean-Guillaume Olette-Pelletier ha dedicato tempo e attenzione all’obelisco. Abitava a poco più di un chilometro dal monumento e ha potuto osservare con calma ogni incisione. La sua esperienza e conoscenza dell’antico Egitto gli hanno permesso di notare un particolare insolito: due corna di toro incastonate nella corona scolpita di Ramses II. A prima vista potevano sembrare dettagli ornamentali, ma per Olette-Pelletier erano segnali di un messaggio nascosto.
Nell’estate del 2021, durante i lavori di restauro in vista delle Olimpiadi in Francia, lo studioso ha ottenuto il permesso di salire fino alla sommità dell’obelisco. Questa posizione privilegiata, posta a circa 30 metri di altezza, gli ha consentito di osservare i geroglifici da angoli impossibili da vedere dal suolo. È così emerso che alcune iscrizioni sono leggibili soltanto con una prospettiva particolare, come se fossero ideate per uno sguardo mirato, probabilmente quello dei nobili che viaggiavano lungo il Nilo in antichità per le feste in onore del dio Amon. Questa tridimensionalità della scrittura, che combinava forme e simboli da lati opposti, si è rivelata una complessa forma di comunicazione sacra.
l’interpretazione dei simboli e il valore rituale delle iscrizioni geroglifiche
I geroglifici incisi sull’obelisco non sono semplici decorazioni o festoni di successo. Alcuni contengono formule sacre criptate, visibili solo con un certo movimento del capo o l’unione di segni su facce diverse del monolite. Tra le iscrizioni decifrate, compare una frase precisa: “Placate la forza-ka di Amon”. Questo richiama la figura del faraone come ponte tra il mondo degli uomini e quello degli dèi.
La corona con le corna di toro simboleggia la forza divina e la protezione del dio Amon, incarnata dal re stesso. Il corpo di Ramses II diventa così parte del messaggio, una scrittura quasi vivente, che trabocca dal segno grafico e si fonde con l’immagine del sovrano. I segni tridimensionali assicuravano un’esclusività alla lettura, riservata a certi spettatori durante cerimonie religiose e processioni. Questo modo di scrivere e comunicare era uno strumento diretto per rafforzare il legame tra il potere terreno e quello divino.
forza-ka di amon e simbolismo
Il richiamo alla forza-ka di Amon evidenzia il ruolo sacro e protettivo della divinità sul faraone.
il cambiamento di titolo del faraone e il significato politico nelle incisioni
Un particolare rivelato dalle analisi riguarda la variazione del titolo usato da Ramses II. All’inizio del suo regno, lo scriba aveva inciso un nome, ma dopo due anni, il faraone decise di sostituirlo con “Setepenra”, che significa “Scelto da Ra”, il dio sole. Il cambio inciso nella pietra testimonia un atto intenzionale di legittimazione del potere tramite la divinità solare.
Questo dettaglio fisso nella pietra testimonia due fasi contrapposte della figura di Ramses II: da un lato il giovane sovrano, dall’altro il re maturo che rafforza il proprio dominio appellandosi a Ra. Significa che l’obelisco registra momenti di trasformazione nel modo in cui il faraone si presentava al popolo e agli dèi. Non è soltanto un monolite decorato ma un documento inciso che comunica riferimenti religiosi e politici precisi.
i sette livelli di criptografia e l’importanza storica della scoperta parigina
Olette-Pelletier ha identificato fino a sette livelli di messaggi incisi nei geroglifici del monumento. Questa stratificazione nasconde segreti e indicazioni che solo uno studio attento e la giusta prospettiva possono rivelare. La complessità supera quella che si immaginava per un’iscrizione posta così lontano nel tempo e dallo spazio originale.
La rivelazione mostra come ogni dettaglio, anche minimo, possa contenere un significato nascosto e come gli antichi egizi abbiano costruito un sistema di comunicazione sacrale fatto di codici visivi. Non è casuale che questo messaggio fosse pensato per essere colto solo da pochi. La presenza stessa dell’obelisco a Parigi, faro di storia e cultura nella capitale francese, diventa così un ponte tra passato ed presente, tra Luxor e l’Europa. In questo modo la pietra racconta ancora oggi una vicenda di potere, fede e maestria artistica, che sfida il tempo e la distanza.