La Riserva San Massimo di Pavia si prepara a una raccolta eccezionale del Carnaroli Classico, con piante che hanno raggiunto un’altezza record di 1.90 metri. Questo fenomeno, che sorprende agronomi e coltivatori, è il risultato di tecniche colturali tradizionali adottate a fronte delle avverse condizioni climatiche di quest’anno. I dettagli della crescita e della raccolta di questa preziosa varietà di riso sono di particolare rilevanza per la comunità locale e per gli appassionati di agricoltura.
La tecnica della semina in acqua
Un ritorno alle radici per superare le sfide climatiche
Nella Riserva San Massimo, la decisione di ricorrere alla semina in acqua è stata presa in risposta agli imprevisti meteo che hanno caratterizzato il mese di aprile. Tradizionalmente, il periodo della semina è fondamentale e l’impossibilità di utilizzare metodi più comuni, come la semina in asciutto, ha portato a riscoprire questa antica tecnica. La semina in acqua non è priva di difficoltà. Infatti, richiede una gestione accurata delle attrezzature agricole e un’attenzione particolare alla morfologia dei campi.
Grazie a questa tecnica, le piante di riso hanno mostrato una crescita e un’accestimento superiori rispetto agli anni precedenti. L’altezza record delle piante è sinonimo di una robustezza maggiore: più alte sono le piante, più è probabile che siano in salute. Tuttavia, questo aumento di altezza comporta sfide aggiuntive, poiché piante più alte tendono ad essere più vulnerabili agli agenti atmosferici, aumentando il rischio di allettamento.
L’importanza della gestione agronomica
La semina in acqua richiede anche un’adeguata gestione agronomica. Gli agricoltori devono essere pronti a controllare continuamente le condizioni delle piante, che, sebbene crescano in modo soddisfacente, necessitano di maggiore cura in questa fase. La miglior gestione delle piantagioni di Carnaroli, nota per la sua qualità indiscussa ma altresì per la sua difficoltà di coltivazione, rappresenta una sfida continua. “Nonostante le difficoltà, siamo soddisfatti dei risultati ottenuti finora”, afferma Dino Massignani, Direttore della Riserva.
In questo contesto, il ricorso a pratiche tradizionali come la semina in acqua rappresenta non solo una risposta alle avversità, ma anche un modo per preservare il legame con le tradizioni locali e le tecniche agricole tipiche del territorio pavese.
Verso la raccolta del riso: la fase cruciale della maturazione
La delicata fase di sviluppo delle piante
Con l’approssimarsi della raccolta, prevista tra la seconda e la terza settimana di settembre, le piante di riso entrano in una fase cruciale: la maturazione. In questo momento, i chicchi cominciano a accumulare sostanze nutritive, mutando la loro consistenza da lattea a cerosa, fino a raggiungere quella vitrea, tipica del Carnaroli Classico. Questa sequenza di trasformazioni è fondamentale per garantire le qualità organolettiche distintive del riso prodotto nella Riserva.
La corretta evoluzione della maturazione è importante non solo per la qualità del prodotto finale, ma anche per il metodo di raccolta. Prima di procedere alla mietitura, le piante devono essere completamente mature e asciutte. Questo è essenziale affinché la mietitrebbia possa lavorare in modo efficiente e con i migliori risultati.
Le condizioni ideali per la raccolta
L’umidità del chicco di riso al momento del raccolto è un altro aspetto cruciale. Un grado di umidità ideale si aggira attorno al 24-27%, poiché un contenuto eccessivo di umidità può compromettere il processo di essiccazione del riso, influenzando negativamente la qualità finale. Gli agricoltori devono pertanto monitorare costantemente le condizioni del campo e dei chicchi, per garantire una raccolta di successo.
Le operazioni di mietitura generalmente avvengono nel pomeriggio, approfittando dei raggi di sole che penetrano nel campo per garantire che la pianta sia nella condizione ottimale per essere raccolta. Questo processo non solo è indicativo dell’abilità agronomica, ma rappresenta anche un momento di grande partecipazione e attesa per tutta la comunità locale, che guarda con speranza alla raccolta di un prodotto così prezioso.
L’attenzione maniacale dedicata alla monocultura del Carnaroli nella Riserva San Massimo, insieme all’utilizzo di metodi colturali tradizionali, sottolinea l’importanza storica e culturale di questa varietà di riso, così amata e rispettata dai produttori e dai consumatori.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Marco Mintillo