Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha autorizzato un accesso ispettivo al Comune di Paternò per indagare su possibili collegamenti tra l’amministrazione comunale e la criminalità organizzata. Questa azione segue la delega del ministro dell’Interno e mira a garantire la legalità e la trasparenza nelle istituzioni locali. La commissione ha avviato i lavori, con un termine stabilito di tre mesi per presentare un rapporto conclusivo al prefetto. Sempre più attenzione viene posta sulle infiltrazioni mafiose nei contesti amministrativi e aziendali a livello territoriale, specie in un’area come Paternò.
La commissione d’indagine e il suo mandato
L’iniziativa di accedere agli atti del Comune di Paternò è stata affidata a una commissione che si è insediata già stamattina. Le ispezioni sono regolate dal Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali e il tempo a disposizione per il compimento delle indagini può essere rinnovato una sola volta per un massimo di ulteriori tre mesi. La commissione si concentrerà su eventuali elementi concreti e univoci che possano suggerire collegamenti, diretti o indiretti, con associazioni mafiose.
Questa ispezione arriva in seguito a un’inchiesta avviata dai carabinieri di Paternò, l’operazione ‘Athena‘, che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 indagati. L’operazione si è focalizzata sul clan Morabito, noto per i legami con la ‘famiglia‘ Laudani di Catania, mettendo in luce presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di beni immobili e terreni.
Le indagini e i provvedimenti a carico degli indagati
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e dalle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti hanno portato alla registrazione di un totale di 49 persone coinvolte nel procedimento. Tra di esse ci sono individui già rinviati a giudizio e altri che hanno scelto percorsi di riti alternativi.
Tra gli arrestati si trovano figure politiche di spicco, incluso il sindaco di Paternò, Antonino Naso, eletto nel giugno del 2022 con liste civiche. Naso ha richiesto un giudizio immediato per poter chiarire la propria posizione. Ad accompagnarlo nei guai ci sono anche un ex consigliere comunale, Pietro Cirino, e un assessore della precedente giunta, Salvatore Comis, quest’ultimo ritenuto vicino alla criminalità organizzata.
Le accuse a loro carico riguardano lo scambio di voti legato a favori offerti in cambio di voti ricevuti dalla cosca durante le elezioni comunali. Questo scambio si sarebbe concretizzato nell’assunzione temporanea di due persone collegate al clan in un’azienda locale che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Implicazioni per l’amministrazione e la comunità
La situazione di Paternò pone interrogativi importanti sulla corruzione e sulle pratiche illegali all’interno delle istituzioni locali. L’accesso ispettivo, dunque, non è solo un protocollo legale, ma un’operazione che riflette un clima di crescente preoccupazione pubblica sui legami fra criminalità e politica. La commissione avrà il compito di esaminare accusamente tutte le pratiche e i documenti pertinenti per stabilire l’eventuale sussistenza di reati punibili.
L’inchiesta perpetrata dalle autorità rappresenta una risposta forte contro la mafia, ma evidenzia anche la necessità di più ampi interventi di legalità e trasparenza nella gestione pubblica. La situazione a Paternò servirà come test per l’efficacia delle misure anti-corruzione e per il rafforzamento della fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La comunità attende con attenzione l’esito delle indagini, che potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama politico e sociale della città.
Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2025 da Armando Proietti