Yuval Abraham, co-regista del film “No Other Land“, ha rivolto pesanti accuse all’Academy of Motion Pictures dopo un episodio violento che ha coinvolto il suo partner creativo, Hamdan Ballal. Questo avviene a pochi giorni dall’assegnazione dell’Oscar per il miglior documentario al loro lavoro. Secondo Abraham, l’Academy ha scelto di non intervenire pubblicamente in favore di Ballal, che è stato vittima di violenza in Cisgiordania.
L’aggressione a Hamdan Ballal
Hamdan Ballal è stato aggredito e arrestato in Cisgiordania da coloni e soldati israeliani. La gravità dell’incidente ha scosso l’opinione pubblica e ha sollevato interrogativi sul ruolo delle istituzioni, in particolare dell’Academy, di fronte a situazioni di violenza e oppressione. Durante l’attacco, si è parlato di una violenza sistematica contro i palestinesi, e l’accaduto ha riacceso il dibattito sulla responsabilità delle organizzazioni internazionali e culturali nel denunciare tale comportamento.
Abraham ha parlato di un evento drammatico, sostenendo che l’Academy ha fallito nel difendere un suo regista di fronte a una situazione critica. L’assenza di una dichiarazione ufficiale da parte dell’Academy, che ha premiato il loro film, è stata percepita come una grave mancanza di supporto. “Ci sono stati membri dell’Academy che hanno invitato a prendere posizione, ma le loro richieste sono state ignorate”, ha affermato Abraham, evidenziando il contrasto tra l’indifferenza dell’organizzazione e le manifestazioni di solidarietà da parte di gruppi in tutto il mondo.
La reazione dell’Academy
Infatti, Abraham ha riferito che alcuni membri americani dell’Academy avevano evidenziato l’urgenza di una presa di posizione ma che l’ente ha preferito mantenere il silenzio. “È stato detto che l’aggressione non era direttamente collegata al nostro film, così non era necessario fare dichiarazioni. Ma questo silenzio è intollerabile”, ha affermato Abraham. La giustificazione dell’Academy per il mancato intervento ha suscitato ulteriori polemiche, evidenziando come la violenza contro i palestinesi non venga sufficientemente riconosciuta o affrontata.
Abraham ha ribadito l’importanza di alzare la voce nei confronti delle ingiustizie. La situazione di Ballal, che è stato preso di mira in quanto palestinese, è sintomatica di una questione più ampia. “Hamdan è stato aggredito per il semplice fatto di essere palestinese, e questo deve essere denunciato”, ha aggiunto, sottolineando come tali episodi siano all’ordine del giorno e troppo spesso ignorati. L’assenza di una risposta forte da parte di una delle più prestigiose istituzioni del cinema ha rappresentato una grave omissione, secondo il regista.
La liberazione di Hamdan Ballal
Permesso il maltrattamento subito, Hamdan Ballal è stato rilasciato nella serata di ieri. La sua liberazione è stata accolta con un mix di sollievo e preoccupazione. Mentre Abraham ha denunciato l’assenza di sostegno da parte dell’Academy, la comunità cinema continua a interrogarsi su come le istituzioni dovrebbero gestire situazioni simili in futuro.
Ballal, ferito e segnato dall’esperienza, rappresenta non solo un singolo caso, ma un esempio di come la creatività possa essere minacciata in contesti di conflitto. La sua storia ha suscitato la solidarietà di molti, che vedono nel suo coraggio una luce in un contesto spesso troppo buio e complesso.
La situazione di Hamdan Ballal è una testimonianza di tanti altri che quotidianamente si trovano a dover affrontare simili avversità. La domanda rimane: come possono le istituzioni svolgere un ruolo più attivo nel difendere i diritti dei cineasti, specialmente quando le loro vite sono in pericolo a causa delle loro semplici scelte artistiche?