Addio a Ugo Borsatti, il fotografo che ha raccontato il ritorno di Trieste all'Italia

Addio a Ugo Borsatti, il fotografo che ha raccontato il ritorno di Trieste all’Italia

Ugo Borsatti, celebre fotografo triestino, è scomparso a 98 anni. Le sue immagini hanno documentato la storia e l’identità di Trieste, catturando momenti significativi del XX secolo.
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Addio a Ugo Borsatti, il fotografo che ha raccontato il ritorno di Trieste all'Italia - Gaeta.it

Ugo Borsatti, figura di spicco nel panorama fotografico triestino, è passato a miglior vita all’età di 98 anni. Con i suoi scatti ha raccontato non solo la storia di Trieste, ma anche i momenti cruciali che hanno segnato il ritorno di questa città all’Italia. Tra le sue opere più celebri ci sono immagini che immortalano l’emozione del popolo triestino, gli eventi storici della metà del XX secolo e scene che rappresentano la vita quotidiana nella città.

Un testimone della storia di Trieste

Borsatti è ricordato come il decano dei fotografi triestini, capace di cogliere le sfumature sociali e culturali della sua città. Ogni foto racconta una storia, e il suo obiettivo si è spesso concentrato su eventi significativi. Uno dei suoi scatti più iconici è datato 1954: il bacio tra un soldato statunitense e la sua fidanzata italiana su un treno. Questo momento colse l’emozione del rientro della città sotto la bandiera italiana, dopo nove anni di occupazione. La scena rappresenta l’incontro tra due mondi e l’intensa gioia di un popolo che riabbracciava la propria identità nazionale.

Lo stesso anno, il 26 ottobre 1954, Borsatti immortalò la piazza Unità d’Italia stracolma di gente festante. Quella data segna un capitolo fondamentale nella storia di Trieste, che festeggiava il ritorno sotto il controllo italiano. Le immagini di Borsatti non sono solo semplici fotografie, ma autentici documenti storici che parlano del sentimento collettivo e delle speranze di un’intera comunità.

Le fotografie come testimonianza sociale

Il suo lavoro non si è limitato ai momenti di celebrazione, ma ha anche dato voce a proteste e tensioni sociali. Nel 1953, durante i moti di piazza a Trieste, Borsatti scattò fotografie drammatiche che ritraggono la repressione operata dalla Polizia Civile, sotto il comando del Governo Militare Alleato. Quel servizio, diventato il suo primo grande progetto come fotoreporter, è oggi considerato una testimonianza di grande valore storico. Le immagini di quel periodo critico sono state raccolte nel progetto “Una traccia indelebile. L’obiettivo di Ugo Borsatti sui fatti del 1953″, successivamente trasformato in un documentario diretto da Diego Cenetiempo.

Alle sue parole alla presentazione del filmato nel dicembre 2024, Borsatti spiegò con passione la sua missione di documentare la realtà che lo circondava, evidenziando il peso delle sue immagini per le generazioni future.

Un archivio di inestimabile valore

L’archivio di Ugo Borsatti, il Foto Omnia, è considerato uno dei più significativi in Italia, con oltre 350.000 negativi. Questo patrimonio fotografico è stato riconosciuto dalla Soprintendenza come di grande interesse storico ed è attualmente sotto vincolo. Ogni negativo rappresenta non solo un’immagine, ma una narrazione complessa, che racchiude in sé il pulsare della vita triestina e le sue trasformazioni.

Tra le sue opere più celebri, si ricorda “Morte di un carrettiere”, realizzata nel 1961 e successivamente esposta al Museum of Modern Art di New York nel 1964, durante una mostra dedicata ai fotoreporter italiani. Questo contributo ha portato il lavoro di Borsatti oltre i confini nazionali, facendolo conoscere a un pubblico internazionale.

Ugo Borsatti ha lasciato un segno indelebile nella storia della fotografia e nella memoria visiva di Trieste, testimoniando eventi che hanno forgiato l’identità di una città e del suo popolo.

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