Adi denuncia la Commissione Europea: ritardi nella riforma delle carriere dei ricercatori italiani

Adi denuncia la Commissione Europea: ritardi nella riforma delle carriere dei ricercatori italiani

L’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca denuncia ritardi nella riforma delle carriere dei ricercatori in Italia, sollecitando interventi dalla Commissione Europea per garantire diritti e stabilità nel settore.
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Adi denuncia la Commissione Europea: ritardi nella riforma delle carriere dei ricercatori italiani - Gaeta.it

L’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia ha recentemente presentato un esposto alla Commissione Europea, evidenziando le criticità emerse nell’applicazione della riforma delle carriere dei ricercatori, prevista nella Missione 4, Componente 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . Questa presentazione ha destato attenzione, poiché mette in luce questioni strutturali che potrebbero compromettere il futuro della ricerca nel Paese, un aspetto cruciale per lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’Italia.

Il contesto legislativo della riforma delle carriere

L’Adi ha focalizzato la propria analisi sulle recenti modifiche legislative, in particolare sul disegno di legge 1240, volto a riformare il preruolo universitario. Quest’iniziativa è stata promossa dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Nonostante le buone intenzioni, il mancato avvio dei contratti di ricerca ha sollevato preoccupazioni, poiché la loro attivazione è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr M4C2. La riforma, che ha preso piede con la legge n. 79/2022 conosciuta anche come “Pnrr-bis”, ha eliminato il precedente sistema degli assegni di ricerca, sostituendolo con un vero e proprio contratto di lavoro. Questo cambiamento avrebbe dovuto garantire maggiori diritti e tutele ai ricercatori, ma i risultati concreti tardano ad arrivare.

La situazione attuale mostra che, nonostante la firma della sequenza contrattuale da parte dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni nell’ottobre 2024, l’attuazione dei contratti di ricerca è ancora ferma, ostacolata da ritardi burocratici nella certificazione di compatibilità economica da parte della Ragioneria Generale dello Stato. Questo potrebbe svelare una mancanza di coordinamento tra le diverse istituzioni coinvolte nel processo di attuazione delle riforme.

Rischi connessi al ddl 1240 e alle figure para-contrattuali

Il disegno di legge 1240/24, secondo l’Adi, rappresenta una minaccia concreta per la stabilità del settore universitario. In particolare, l’introduzione di figure para-contrattuali senza adeguate garanzie di diritti potrebbe minare le fondamenta del sistema di ricerca italiano. Queste nuove figure sono considerate insufficienti rispetto alle esigenze di protezione e sicurezza richieste per i ricercatori, i quali dovrebbero avere a disposizione strumenti e contratti che tutelino adeguatamente la loro professionalità e operato.

L’Adi ha messo in evidenza come la creazione di queste figure possa portare a una precarizzazione del lavoro accademico e della ricerca, rendendo difficile per i giovani ricercatori pianificare un futuro professionale certo e stabile. Questi sviluppi potrebbero spingere molti talenti verso altri Paesi, dove le condizioni lavorative nel campo della ricerca sono più garantite e riconosciute.

Richiesta di intervento alla Commissione Europea

In risposta a queste problematiche, l’Adi ha chiesto formalmente alla Commissione Europea di avere accesso ai documenti riguardanti i rapporti tra le istituzioni europee e italiane relativi alla riforma delle carriere dei ricercatori. L’associazione ha anche sollecitato una valutazione formale riguardo alla tutela degli impegni assunti dall’Italia nel contesto del Pnrr, sottolineando che eventuali azioni contraddittorie da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca potrebbero costituire una violazione di tali accordi.

Il segretario nazionale dell’Adi, Davide Clementi, ha affermato che non è accettabile che il ministero ostacoli riforme di vitale importanza per il futuro della ricerca e dell’innovazione. L’appello dell’Adi si rivolge verso la necessità di interventi chiari e incisivi per assicurare una protezione adeguata delle carriere accademiche, oltre a chiedere fondi certi e stabili per garantire la solidità del comparto ricerca e università in Italia.

Ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2025 da Marco Mintillo

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