Un tema centrale nella società contemporanea è la rivalutazione delle relazioni familiari, in particolare quello della cronica adolescenza. Queste riflessioni trovano spazio nello spettacolo “Dei figli“, il terzo atto della trilogia di Mario Perrotta, in scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 10 al 13 aprile 2025. Questo lavoro offre uno spaccato della vita di una generazione di giovani, compresi tra i 18 e i 45 anni, che sembra rimanere ancorata al ruolo di figli, affrontando sfide e dinamiche familiari.
La trilogia di Mario Perrotta
“Dei figli” rappresenta il culmino di un percorso iniziato con le opere “Nel nome del padre” e “Della madre“, che hanno analizzato i ruoli genitoriali e le loro influenze nella crescita degli individui. Perrotta, in collaborazione con lo psicanalista Massimo Recalcati, ha scritto anche questo spettacolo, stabilendo un legame con le tematiche familiari che sono da sempre al centro delle sue indagini artistiche. Recalcati, noto per le sue ricerche sui modelli familiari, contribuisce a dare profondità ai testi, arricchendo così il messaggio che la trilogia intende trasmettere.
Il lavoro porta il pubblico a riflettere sulla complessa relazione tra i figli e i loro genitori. Con l’utilizzo di linguaggi e modalità espressive contemporanee, lo spettacolo invita a esplorare il concetto di ‘strana generazione allargata‘, mettendo in luce come molti giovani vivano una sorta di sospensione indecisa, scegliendo di non lasciare il nido familiare.
La trama e l’ambientazione
La storia di “Dei figli” è ambientata in una casa che rappresenta un limbo, dove si intrecciano le vite di diversi personaggi. Il regista Mario Perrotta descrive il setting come un “purgatorio“, un luogo di transito temporaneo ma significativo. Questo spazio, affittato in modo informale, diventa una sorta di rifugio per chi vi abita, permettendo a ciascuno di scegliere la propria permanenza. La semplicità del affitto rende il concetto di stabilità ancora più sfuggente.
Nel corso della narrazione, il pubblico conosce Gaetano, il custode della casa, e gli altri abitanti, ognuno con la propria storia. La scenografia trasmette un senso di fluidità : i muri diventano trasparenti, dando allo spettatore l’illusione di spiare le dinamiche quotidiane di queste esistenze interconnesse. Quattro monitor di design proiettano le immagini delle famiglie d’origine dei protagonisti, creando una presenza costante e pesante, che ne influenza le scelte e il modo di vivere.
La rappresentazione dei personaggi
“Dei figli” propone un ampio cast di tredici personaggi, ognuno dei quali offre una visione unica e spesso comica della precarietà dell’essere figli. Perrotta ha abilmente creato un intreccio narrativo che esplora la vulnerabilità di queste persone, mentre cercano di dare un senso alle loro vite. L’elemento del dramma si mescola con tocchi di umorismo, riflettendo sull’incertezza e il rischio che caratterizzano le esistenze di questi giovani adulti.
La messa in scena è caratterizzata dalla presenza di attori come Luigi Bignone, Dalila Cozzolino e Matteo Ippolito, che danno vita a ruoli iconici e emblematici. L’interpretazione di ognuno di essi contribuisce a delineare le sfumature dell’esperienza di essere figli in un contesto sociale che è in continua evoluzione. La profonda analisi delle relazioni familiari resta, quindi, al centro dell’attenzione, portando il pubblico a interrogarsi su temi universali legati alle dinamiche interpersonali.
La trilogia di Mario Perrotta, e “Dei figli” in particolare, si configura come un’importante riflessione sul concetto di famiglia e sulle trasformazioni che hanno investito i legami familiari. Con uno sguardo critico e ironico, l’opera propone interrogativi che rispecchiano le esperienze di molti giovani, offrendo una finestra sul loro mondo e le loro sfide quotidiane.