Il settore del trasporto pubblico locale in Italia si prepara a un’importante fase di cambiamento. In vista del rinnovo del contratto nazionale 2024-2026, il governo sta considerando un aumento delle accise su gasolio e benzina per raccogliere i fondi necessari. Questa manovra, attesa in un decreto specifico o come emendamento al decreto Milleproroghe, potrebbe avere ripercussioni significative sui costi del trasporto pubblico.
L’intervento sulle accise
L’ipotesi di un allineamento delle accise sui carburanti è stata proposta per contribuire alla copertura dei costi legati al rinnovo del contratto che coinvolge circa 110 mila lavoratori del settore. Le stime indicano la necessità di circa 500 milioni di euro in tre anni, dipendenti dalla modifica delle tasse sui carburanti. Questa misura, già oggetto di dibattito in autunno, mira a ristrutturare il sistema fiscale facendolo collegare all’impatto ambientale piuttosto che al volume di carburanti venduti.
Da un punto di vista economico, la Commissione Europea ha fatto richiesta di modificare la fiscalità sui carburanti, seguendo una linea di pensiero che vede un potenziale aumento delle entrate per lo Stato da un passaggio al gasolio. Anche se si era inizialmente sostenuto che l’operazione non avrebbe avuto un impatto negativo sugli introiti pubblici, le vendite di gasolio superano di gran lunga quelle della benzina. I calcoli indicano che un reale allineamento delle accise potrebbe generare oltre un miliardo di euro in più per le casse statali. Inoltre, l’approvazione della Conferenza unificata per lo schema di decreto legislativo conferma che eventuali maggiori ricavi verranno destinate al trasporto pubblico locale.
Il prossimo round negoziale
Il tavolo delle trattative sul contratto si riunirà il 15 gennaio presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Qui si procederà a una verifica dei progressi effettuati, in particolare dopo l’ipotesi d’accordo raggiunta il 18 dicembre, moderata dal viceministro Edoardo Rixi. Durante quell’incontro, è stato messo sul piatto un incremento medio costante di 200 euro, con la scadenza del 24 gennaio fissata per completare le trattative.
Le associazioni datoriali, tra cui Asstra, Anav e Agens, in accordo con i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Autoferro e Faisa Cisal, hanno delineato un incremento medio di 160 euro nei minimi tabellari, che verrà distribuito in due rate nel 2025 e 2026. Quest’ultimo intervento non solo mira a stabilizzare il personale, ma anche a equilibrare le esigenze di produttività e i diritti dei lavoratori.
I dettagli del nuovo accordo
In base al nuovo contratto, a partire da marzo 2025, si prevede l’istituzione di un nuovo elemento di retribuzione stimato mediamente su 40 euro mensili. Questo sarà erogato in 14 mensilità e, nei sei mesi successivi alla firma del contratto, le aziende dovranno stabilire modalità di lavoro che tengano conto del benessere dei dipendenti senza compromettere l’efficienza.
Per quanto riguarda i lavoratori durante il periodo di vacanza contrattuale dal 1 gennaio al 31 dicembre 2024, è prevista l’erogazione di un’importante somma una tantum di 500 euro a febbraio, calcolata in proporzione ai mesi di servizio svolti, compresi i contratti part-time e a tempo determinato.
L’attenzione ora si concentra sulla finalizzazione di questo accordo, che appare essenziale per garantire un futuro sereno e sostenibile ai lavoratori del settore del trasporto pubblico.
Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2025 da Sara Gatti