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L’aggressione al giornalista de La Stampa, Andrea Joly, avvenuta in via Cellini, ha scatenato una reazione ferma e compatta da parte del mondo politico, spaziando da nomi noti come Giorgia Meloni a esponenti dell’opposizione come Elly Schlein e Giuseppe Conte. Incidente violento che ha sollevato interrogativi e indignazione, non solo per il fatto stesso, ma anche per i dettagli emergenti sui presunti aggressori.
Il contesto dell’aggressione di Andrea Joly
Cos’è successo in via Cellini?
Nella serata di sabato, Andrea Joly è stato aggredito da quattro uomini davanti all’Asso di Bastoni, un circolo noto per essere ritrovo di militanti di estrema destra. La scena è stata violenta: calci, pugni e spintoni hanno caratterizzato il pestaggio, mentre Joly veniva avvicinato in modo aggressivo da questo gruppo di uomini che gli hanno intimato: “Che fai? Sei dei nostri?”. L’episodio, descritto dal giornalista stesso, ha visto il suo telefono sottratto e il giovane aggredito fisicamente.
L’Asso di Bastoni è un luogo emblematico, un punto di riferimento per i sostenitori di movimenti politici di destra, e questo contesto ha reso l’accaduto ancora più preoccupante, suggerendo che il clima di tensione politica e sociale stia sfociando in atti violenti.
La reazione della politica locale e nazionale
La notizia dell’aggressione ha provocato una vibrante condanna da parte di diversi esponenti politici. Da Roberto Cota a Giorgia Meloni, uniti nella denuncia di ogni forma di violenza. Questa reazione trasversale ha evidenziato l’importanza della libertà di stampa e il diritto dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro in sicurezza. La solidarietà nei confronti di Joly è giunta anche da diverse associazioni di giornalisti e diritti umani, confermando che l’attacco alla libertà di espressione viene percepito come un attacco all’intera società civile.
Identificazione e passato dei presunti aggressori
Chi sono i presunti aggressori?
A pochi giorni dall’aggressione, iniziano a circolare i nomi dei presunti autori del pestaggio. Tra di loro ci sono figure legate a precedenti conflitti, come Maurizio Galiano, Igor Bosonin, Marco Berra ed Euclide Rigato. Quest’ultimo, in particolare, è emerso come figura controversa con un background politico attivo.
Rigato, 45 anni, fino a metà giugno era consigliere comunale di opposizione a Varisella. La sua carriera politica è segnata da eventi significativi legati a movimenti sociali e contestazioni, in particolare nei confronti del Comitato Ex Moi, noto per la sua opposizione all’occupazione degli alloggi, aspetto che ha creato attriti nel quartiere.
Le controversie legate a Euclide Rigato
Rigato ha già fatto notizia in passato, in seguito a un episodio avvenuto nel 2018 che ha visto il suo coinvolgimento in un alterco con membri di CasaPound. Il video di quel presunto scontro, pubblicato da Repubblica, ha messo in luce le tensioni interne ai gruppi politici di estrema destra, rivelando un clima di violenza latente. In quell’occasione, Rigato sembra aver minacciato rappresaglie nei confronti di un simpatizzante, segnalando un atteggiamento aggressivo che si ripresenterebbe durante l’aggressione a Joly.
Le indagini e le conseguenze legali
Blitz della polizia e perquisizioni
Le indagini hanno portato a perquisizioni nelle abitazioni dei quattro uomini coinvolti, da cui sono emersi vari elementi probatori. Durante i controlli, la polizia ha rinvenuto diversi capi d’abbigliamento e oggetti che ricondurrebbero all’aggressione, confermando che le indagini sono orientate verso un’accusa di lesioni personali aggravate per futili motivi.
La Digos ha intrapreso una serie di operazioni mirate, imponendo misure significative per garantire la sicurezza dei cittadini e monitorare i comportamenti sospetti delle organizzazioni coinvolte. A questo si aggiunge il sequestro di attrezzi da combattimento, per i quali i membri di CasaPound sono stati denunciati.
La reazione di CasaPound: dalle affermazioni al processo
Dopo le perquisizioni, CasaPound Italia ha annunciato la propria intenzione di difendersi, affermando che le indagini rappresentano un dispendio di risorse pubbliche e prendendo le distanze dalle accuse. Secondo loro, sono pronti a contrastare le procedure legali e a ribaltare la narrazione riguardo l’aggressione, cercando di presentare una versione alternativa dei fatti.
Le prossime settimane si preannunciano decisive, non solo per il destino legale dei presunti aggressori, ma anche per comprendere l’evoluzione del clima politico a Torino e in Italia, manifestato attraverso questi tristi episodi di violenza intollerabile.