L’aggressione subita da Calderon nel carcere di Rebibbia è stata sconvolgente. Tra gli aggressori figura Dorian Petoku, un narcotrafficante albanese legato a Fabrizio Piscitelli. La ricostruzione di quanto accaduto è stata possibile grazie alla segnalazione di un collega e alle immagini di videosorveglianza.
Segnalazione e ricostruzione
L’inizio dell’episodio risale al 10 gennaio, quando un collega ha segnalato un’avvenimento che destava sospetti, coinvolgendo detenuti che lasciavano frettolosamente il “passeggio”. Grazie all’analisi delle immagini delle telecamere, è emersa l’aggressione subita da Calderon da parte di tre detenuti, tra cui Dorian Petoku, già latitante.
Identificazione degli aggressori
Le riprese da diverse angolazioni del carcere hanno permesso l’identificazione dei responsabili dell’aggressione. Senza la presenza di agenti sul posto, le telecamere hanno catturato l’attacco a Calderon mentre assisteva a una partita di calcio. L’ispettore capo ha dichiarato che il detenuto è stato colpito con pugni da tre aggressori.
Testimonianza e misure adottate
Dopo il brutale episodio, Calderon è stato convocato in ufficio, presentando segni evidenti di violenza sul volto. Nonostante le lesioni, ha rifiutato di farsi visitare. La mancanza di collaborazione dell’argentino nel fornire dettagli sull’aggressione ha reso chiaro il clima omertoso presente nel carcere. Per garantire la sua sicurezza, è stato isolato fino al trasferimento in un’altra struttura penitenziaria.