Un grave episodio di violenza ha scosso la comunità di Arese, in provincia di Milano, dove due ultras della locale squadra di calcio sono stati messi agli arresti domiciliari per il presunto coinvolgimento in un’aggressione ai danni di un consigliere comunale. L’indagine dei carabinieri di Rho ha svelato un quadro inquietante di violenze legate a ideologie estremiste, evidenziando un crescente fenomeno di intolleranza e aggressività tra i giovani.
L’aggressione ai danni di Pietro Polonioli
Il 28 settembre 2024, Pietro Polonioli, un giovane consigliere comunale di Arese di soli 23 anni, insieme a un amico coetaneo, è stato aggredito da quattro ultras che, stando alle prime ricostruzioni, avrebbero agito per motivazioni ideologiche. I due ragazzi stavano cancellando delle scritte di stampo politico da un edificio quando sono stati avvicinati e picchiati brutalmente. Questi atti di vandalismo, già di per sé preoccupanti, si sono trasformati in una vera e propria aggressione fisica, che ha portato a gravi conseguenze per i giovani coinvolti.
L’aggressione si è aggravata quando gli ultras hanno trattenuto l’amico del consigliere in un parco, infliggendogli colpi talmente violenti che hanno causato lesioni con una prognosi di 20 giorni. Questo episodio non solo ha sollevato domande sulla sicurezza pubblica nella zona, ma ha anche messo in luce il crescente clima di intolleranza e violenza tra gruppi vicino all’estrema destra.
Le indagini e le accuse nei confronti degli ultras
In seguito all’aggressione, i carabinieri di Rho hanno avviato un’indagine per accertare la dinamica dei fatti e individuare i responsabili. Le perquisizioni effettuate presso le abitazioni dei presunti aggressori hanno portato al sequestro di un gran numero di oggetti potenzialmente pericolosi: tablet, tirapugni, coltelli, manganelli e una pistola ad aria compressa, insieme a un passamontagna. Questi elementi, combinati con il profilo ideologico degli aggressori, hanno contribuito a dare forma alle accuse che ora pendono su di loro.
I due ultras arrestati, di età compresa tra i 24 e i 25 anni, sono ritenuti vicini a formazioni come Casapound e Blocco Studentesco, gruppi che rappresentano un’estremizzazione della politica giovanile italiana. Le accuse a loro carico includono sequestro di persona, lesioni e minacce aggravate, reati che colpiscono non solo la vittima diretta, ma l’intera comunità di Arese, mettendo in discussione il livello di sicurezza e coesione sociale.
L’importanza della comunità di Arese di fronte all’intolleranza
In una situazione così complessa, risulta fondamentale che la comunità di Arese si unisca nel condannare simili atti di violenza e intolleranza. La lotta contro l’estremismo deve partire dal basso, coinvolgendo le istituzioni locali, le associazioni e i cittadini. È cruciale promuovere la cultura del rispetto e della diversità , investendo in progetti educativi che possano sensibilizzare i giovani riguardo ai pericoli dell’hate speech e della violenza come forma di espressione.
Questo episodio ha messo in evidenza anche un aspetto più ampio e preoccupante: il proliferare di ideologie estremiste tra i giovani. È necessario un monitoraggio attento e azioni concrete per contrastare la diffusione di tali ideologie, soprattutto in contesti che dovrebbero essere governati da valori di inclusione e coesione sociale.
Il cammino verso una società più giusta e rispettosa è lungo, ma episodi come questo richiamano l’attenzione sulla necessità di combattere l’indifferenza e l’apatia, schierandosi dalla parte di chi lavora per una società migliore. Arese, e non solo, deve prendere atto di quanto accaduto e contribuire attivamente a costruire un futuro senza violenza e discriminazione.
Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano