Aggressione a Crotone: la Cassazione esclude responsabilità penale per Alessandro Curto

Aggressione a Crotone: la Cassazione esclude responsabilità penale per Alessandro Curto

La Corte di Cassazione archivia il caso di Alessandro Curto, ritenuto non colpevole dell’aggressione a Davide Ferrerio, rimasto in coma dopo un attacco scaturito da un errore di identificazione.
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La Corte di Cassazione ha archiviato il caso di Alessandro Curto, accusato di essere coinvolto nell'aggressione di Davide Ferrerio, rimasto in coma dopo un attacco avvenuto l'11 agosto 2022. Curto, ritenuto responsabile involontario a causa di un messaggio inviato a una giovane, non ha avuto responsabilità penale, mentre il caso ha sollevato interrogativi sui pericoli delle interazioni sui social - Gaeta.it

La vicenda che ha coinvolto Alessandro Curto e l’aggressione a Davide Ferrerio continua a far discutere. Recentemente, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale di Catanzaro, ponendo fine alle indagini su Curto, 34 anni, originario di Petilia Policastro. Questo caso risale all’11 agosto 2022, quando Davide Ferrerio, un giovane di Bologna in vacanza a Crotone, fu aggredito brutalmente ed è rimasto in coma da allora.

Il messaggio che ha innescato l’aggressione

Alessandro Curto è ritenuto il responsabile involontario dell’errata identificazione che ha portato all’aggressione di Ferrerio. Curto, infatti, aveva inviato un messaggio alla giovane che attirò l’attenzione di Nicolò Passalacqua, in precedenza condannato per tentato omicidio. La connessione tra i due uomini si è rivelata pericolosa, soprattutto considerando che Curto aveva creato un profilo falso su social media per contattare la giovane. Quella mossa non passò inosservata e scatenò la reazione della madre della ragazza, Anna Perugino, che organizzò una trappola, sfruttando la complicità di Passalacqua e di altri familiari.

L’incontro aveva luogo di fronte al palazzo di Giustizia a Crotone, e Curto, comprendendo di essere stato attirato in una trappola, decise di non farsi riconoscere e si allontanò rapidamente. Subito dopo, inviò il messaggio “ho una camicia bianca”, inconsapevole delle conseguenze drammatiche che questa frase avrebbe avuto. Ferrerio, passando in quel momento e indossando una camicia bianca, fu scambiato per Curto e aggredito con violenza.

La posizione legale di Curto

Dopo l’aggressione, la posizione di Curto venne esaminata in dettaglio da varie autorità giudiziarie. Nonostante le indagini, la sua responsabilità penale venne progressivamente esclusa in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione, con la sua recente decisione, ha definitivamente archiviato il caso, stabilendo che non sussistono motivi per ritenere che Curto possa essere considerato colpevole in termini penali della violenza subita da Ferrerio.

Il legale di Curto, l’avvocato Renzo Cavarretta, ha evidenziato come siano emerse le evidenze necessarie per chiarire il ruolo di Curto, che non ha partecipato attivamente all’aggredire il giovane bolognese. La decisione della Cassazione conferma la posizione già assunta durante il processo e le indagini, chiudendo così la questione legata alla responsabilità di Curto nell’aggressione.

Le conseguenze dell’aggressione

La brutale aggressione che ha colpito Ferrerio ha avuto ripercussioni significative. Questo caso ha messo in evidenza i pericoli legati all’uso dei social media e alle interazioni virtuali tra giovani. Oltre alla sorte di Ferrerio, che continua a lottare per la sua vita, la questione ha sollevato interrogativi sulle dinamiche sociali e relazionali tra adolescenti e giovani adulti.

Passalacqua, già condannato, rappresenta un triste esempio degli effetti collaterali che possono derivare da situazioni di gelosia e vendetta, appoggiandosi a comportamenti violenti per risolvere conflitti. L’evoluzione di questa storia, dalla messaggistica casuale a un’aggressione feroce, pone ora interrogativi su come intervenire per prevenire episodi simili in futuro, proteggendo i giovani in cercando di instaurare rapporti sani e positivi.

Le istituzioni e i giovani stessi sono ora invitati a riflettere su quanto accaduto, rimarcando la necessità di un dialogo aperto sull’uso dei mezzi digitali e di come comportamenti scorretti online possano avere ripercussioni nel mondo reale, anche tragiche. La chiusura della vicenda giudiziaria su Curto non cancella le cicatrici lasciate da un’aggressione così violenta ed inaspettata.

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