L’aggressione subita dal giornalista de La Stampa, Andrea Joly, ha suscitato una forte reazione di sdegno e condanna da parte di esponenti politici di tutte le fazioni. Gli eventi si sono verificati in via Cellini, in prossimità del noto circolo Asso di Bastoni, frequentato da militanti di estrema destra. Il pessimo clima che ha portato a questo attacco riaccende i riflettori sulle tensioni politiche ed ideologiche nella città di Torino.
L’aggressione di Andrea Joly
Un attacco violento in pubblica piazza
Nella serata dell’aggressione, Andrea Joly è stato affrontato da un gruppo di quattro uomini che lo hanno aggredito verbalmente e fisicamente. “Che fai? Sei dei nostri?” hanno intimato, strappandogli il cellulare e iniziando a strattonarlo. Il giovane giornalista ha subito calci, pugni e spintoni, in un episodio di violenza che ha lasciato il segno non solo su di lui, ma sull’intera comunità giornalistica e politica.
Consapevoli della gravità del fatto, diversi politici, da Lo Russo a Giorgia Meloni, hanno espresso solidarietà a Joly. Questo episodio non è isolato, ma parte di un panorama più ampio di violenza e intimidazione che si sta manifestando nelle città italiane, in particolare nei confronti di rappresentanti dei media e di coloro che dissentono dalle posizioni estreme.
Identificazione degli aggressori: nomi e precedenti
Chi sono gli aggressori?
A qualche giorno dall’accaduto, le indagini della squadre mobile hanno portato all’identificazione di alcuni degli aggressori di Joly. Tra loro figurano nomi noti, con passati legami politici. Maurizio Galiano, Igor Bosonin, Marco Berra ed Euclide Rigato sono i punti chiave di questa inchiesta, e la presenza di ex politici nella lista degli indagati ha suscitato un ulteriore scalpore.
Particolarmente significativo è il profilo di Euclide Rigato, ex consigliere comunale di Varisella, nel torinese. Rigato, 45 anni, aveva un passato attivo nella politica locale, subentrando nel 2022 a un collega dimissionario. La sua carriera politica ha ruotato attorno a temi di grande rilevanza sociale, come il Comitato Ex Moi, un movimento nato per opporsi all’occupazione abusiva di edifici storici.
La storia di Rigato e le sue riemergenti ombre
Un passato controverso
Rigato ha attirato l’attenzione pubblica nel 2018 quando era coinvolto in un episodio di tensione durante un presidio vicino alle Ex Moi. Un video di Repubblica aveva documentato momenti di violenza duranti i quali Rigato, visibilmente agitato, minacciava rappresaglie nei confronti di un simpatizzante di CasaPound. Questo episodio aveva suscitato la riflessione sull’uso della violenza e sull’atmosfera di paura che pervade certe categorie di militanti.
In quel contesto, l’acceso scontro tra Rigato e i membri di CasaPound aveva portato a un’inchiesta della Digos, che, dopo aver perquisito le abitazioni di alcuni partecipanti, aveva rinvenuto numerosi oggetti potenzialmente letali, motivo per il quale alcuni militanti erano stati denunciati.
Tutti gli sviluppi delle indagini
Le perquisizioni e le reazioni
Il 29 maggio, dopo l’aggressione a Joly, le forze dell’ordine hanno eseguito un blitz presso le abitazioni dei sei militanti neofascisti, sequestrando armi e strumenti di violenza. Tra questi oggetti vi erano mazze da baseball, bastoni e spray urticanti, un’illuminante testimonianza della preparazione e della potenzialità violenta di alcuni gruppi.
Le perquisizioni hanno avuto un seguito a luglio, col ritrovamento di indumenti che i quattro aggressori indossavano durante l’aggressione a Joly. La Procura della Repubblica di Torino ha così avviato procedimenti per lesioni personali aggravate. CasaPound, in un comunicato, ha denunciato l’operato delle forze dell’ordine, definendolo uno spreco di risorse pubbliche e ha espresso supporto agli indagati.
Questo triste episodio non solo evidenzia le vulnerabilità del giornalismo in Italia, ma pone anche interrogativi rilevanti su come l’ideologia e la violenza possano generare una spirale di eventi tragici. La comunità attende ora sviluppi concreti dalle indagini, impaziente di porre un freno alla crescente onda di violenza.