Aggressione in fruttivendolo a Bergamo: il tentativo di furto finisce in violenza

Aggressione in fruttivendolo a Bergamo: il tentativo di furto finisce in violenza

Un fruttivendolo di Bergamo aggredito durante un tentativo di furto solleva preoccupazioni sulla sicurezza nel quartiere, spingendo la comunità a chiedere maggiori misure di protezione.
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Aggressione in fruttivendolo a Bergamo: il tentativo di furto finisce in violenza - Gaeta.it

Un episodio di violenza ha scosso il tranquillo quartiere di Celadina a Bergamo, dove un fruttivendolo è stato aggredito durante un tentativo di furto. L’incidente è avvenuto lo scorso sabato presso il negozio “Siamo alla frutta“, gestito da Gaetano Cali, 62 anni. La rapina, che si è trasformata in una colluttazione, non solo ha messo in pericolo la vita dell’esercente, ma ha anche sollevato interrogativi sulla sicurezza nel quartiere.

La cronaca dell’aggressione

Gaetano Cali racconta che il presunto rapinatore, un uomo di circa trent’anni di origine nordafricana, è entrato nel negozio all’inizio della giornata, acquistando inizialmente due birre. Dopo un breve lasso di tempo, ha fatto ritorno, poggiando 20 euro sulla cassa, apparentemente per comprare altre birre. Questo gesto ha attirato l’attenzione di Cali, ma la situazione si è rapidamente trasformata in dramma.

“Quando ho aperto il portafogli per dargli il resto, lui ha afferrato la mia mano,” spiega Cali. Questi momenti di confusione hanno innescato una reazione istintiva: l’uomo ha colpito il rapinatore con tre pugni, cercando di liberarsi dalla sua presa. La reazione del giovane aggressore è stata immediata e violenta. “Ha reagito caricandomi e colpendomi al viso, nonché alla nuca e sulla fronte con una bottiglia di birra,” prosegue il fruttivendolo, evidenziando il clima di paura e violenza che si è instaurato in pochi istanti.

La fuga e le conseguenze per il fruttivendolo

Dopo la violenta colluttazione, il giovane è riuscito a fuggire, portando con sé il portafogli di Cali, contenente contante e documenti personali. Nonostante la situazione fosse critica, il fruttivendolo ha deciso di inseguirlo con il suo furgoncino. Tuttavia, il rapinatore si era già dileguato in via Monte Resegone, lasciando dietro di sé un clima di angoscia e insicurezza.

Cali, visibilmente provato dall’episodio, ha riportato segni evidenti sul volto, con zigomo e occhio sinistro tumefatti e un sopracciglio incerottato. “Ora sto bene, a parte l’occhio gonfio,” afferma, cercando di rassicurare chi gli sta vicino. Questo attacco non solo ha avuto un impatto fisico, ma ha anche gettato un’ombra sul senso di sicurezza della sua attività e della comunità in cui opera.

Reazioni e implicazioni per la comunità

La violenza subita da Cali ha subito destato preoccupazioni tra i residenti e i commercianti della zona. In un momento in cui la sicurezza nelle piccole attività è sempre più a rischio, gli abitanti di Bergamo si chiedono quali misure possano essere adottate per prevenire tali episodi. Molti lamentano l’aumento della criminalità e si mobilitano affinché le forze dell’ordine intensifichino la vigilanza nel quartiere.

L’episodio riporta in primo piano la necessità di strategie concrete per garantire la sicurezza dei commercianti e dei cittadini. Diverse associazioni e gruppi locali si sono già organizzati per promuovere incontri e discussioni su come affrontare il problema, cercando di coinvolgere le autorità competenti nella ricerca di soluzioni efficaci.

In questo contesto di preoccupazione e assestamento, la comunità di Bergamo cerca di ritrovare un senso di normalità, mentre il coraggio di Gaetano Cali resta un esempio di resilienza in una situazione di pericolo.

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