Aggressioni e conflitti tra taxi e NCC: la battaglia del trasporto pubblico in Italia

Aggressioni e conflitti tra taxi e NCC: la battaglia del trasporto pubblico in Italia

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Aggressioni e conflitti tra taxi e NCC: la battaglia del trasporto pubblico in Italia - Gaeta.it

Il recente attacco a un autista a Malpensa ha riacceso i riflettori su un conflitto ingessato nel sistema di trasporti pubblici italiani, dove taxi e auto a noleggio con conducente lottano per uno spazio in un mercato saturo e in crisi. Con un’atmosfera che da anni è avvelenata dalla competizione e dalla mancanza di regolamentazione, il dibattito su come gestire la mobilità nella nostra società si fa sempre più urgente.

Le radici di una tensione esasperata

Negli ultimi quindici anni, il clima di conflitto tra taxi e NCC si è intensificato, portando a una serie di manifestazioni e proteste in tutta Italia. L’ultima aggressione a Malpensa, svoltasi il 19 luglio, è solo l’episodio più recente di una lunga serie di tensioni. Le manifestazioni di autisti e tassisti si sono verificate in diverse città, da Roma a Torino, con migliaia di partecipanti che si sono messi in piazza per rivendicare i propri diritti e la propria sopravvivenza economica. La risposta delle autorità politiche, però, è stata quella di mantenere una certa latitanza, lasciando che il conflitto si acuisca senza una mediazione efficace.

Le licenze taxi in Italia ammontano a poco più di 23.000, mentre le autorizzazioni per gli NCC oscillano tra le 25.000 e le 30.000 unità, a seconda delle stime. Tuttavia, dati più recenti dell’Autorità di regolazione dei trasporti indicano che le autorizzazioni attive siano poco più di 5.000. Questa confusione statistica riflette un sistema fallimentare nel quale tassisti e NCC non riescono a convivere, penalizzando i clienti e complicando la normativa. Inoltre, la limitatezza delle licenze ha portato molti tassisti a contrarre mutui onerosi per ottenere una licenza, rendendo il loro business estremamente intollerante a qualsiasi nuova concorrenza.

La stagnazione delle licenze taxi e NCC

Da oltre due decenni i tentativi di aumentare il numero di licenze taxi si sono scontrati con numerose difficoltà. In città come Milano e Roma, le licenze sono rimaste ferme, rispettivamente dal 2003 e dal 2005, nonostante la richiesta di nuovi permessi da parte della categoria. Questo stallo è aggravato da un contesto normativo inadeguato, dove le leggi esistenti non sono sufficienti per far fronte a una situazione in continua evoluzione.

Anche nel settore NCC, le cose non vanno meglio. Le autorizzazioni per queste vetture sono bloccate dal 2018, in attesa della creazione di un registro elettronico nazionale. Solo recentemente il Ministero dei Trasporti ha cominciato a definire questo registro, ma non sarà attivo prima di sei mesi. Questo ulteriore ritardo nella concessione di nuove licenze aggrava la tensione tra le due categorie, con timori di una concorrenza sleale da parte degli NCC che oggi minacciano di invadere il mercato taxi.

La mancanza di un regolamento chiaro ha portato alla conflittualità permanente. Secondo il professor Paolo Beria, esperto di economia dei trasporti del Politecnico di Milano, la soluzione non risiede nel blocco delle licenze ma nel trovare un equilibrio: «Bisogna regolare i servizi, non chiuderli», afferma Beria.

Le recenti sentenze e le loro implicazioni

In un contesto già teso, l’aggressione subita da un autista a Malpensa coincide simbolicamente con un’importante decisione della Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle nuove licenze NCC da parte della Calabria. Tale sentenza potrebbe contribuire a un rinnovato interesse per l’apertura di nuove licenze, provocando ulteriori tensioni tra le due categorie in lotta.

Questo contesto di conflittualità è probabilmente dannoso per la collettività, in quanto la scarsità di taxi e NCC ha già avuto un impatto negativo sulle persone vulnerabili, come gli anziani che necessitano di servizi di trasporto per motivi di salute. Inoltre, il settore turistico soffre dell’insufficienza di mezzi, compromettendo la reputazione dell’Italia a livello internazionale. Le leggi, in un settore strategico come la mobilità, sembrano spesso dipendere non dalla politica, ma da sentenze giudiziarie che intervengono per placare le tensioni.

Prospettive future e soluzioni possibili

Per affrontare la crisi attuale e provare a trovare una via d’uscita, il professor Beria suggerisce di aumentare il numero di licenze taxi, soprattutto nelle aree rurali e nelle località turistiche. «Le zone meno popolate spesso carenti di taxi potrebbero trarre beneficio dall’apertura di nuove licenze. Allo stesso modo, creare opportunità per i taxi nelle località turistiche può alleviare parte della domanda rivolta agli NCC», afferma Beria.

Un’altra tematica di rilevanza è la crescente paura dell’influenza di giganti come Uber, che potrebbe stravolgere il mercato. Tuttavia, l’efficacia di tali aziende si concentra nel loro posizionamento digitale, e non necessariamente nel costo del servizio. I tassisti potrebbero trarre vantaggio da un investimento nello sviluppo di app più competitive per conquistare il mercato. Un’unione tra taxi e piattaforme dominanti potrebbe non solo migliorare l’offerta, ma anche garantire un servizio qualità per l’utenza.

La strada da percorrere richiede un dialogo che educhi i vari attori della mobilità su un sistema di condivisione e coesistenza, finalmente orientato al miglioramento dei servizi destinati ai cittadini.

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