Aggressioni in carcere a Genova: detenuti feriscono agenti e tentano esplosione

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Aggressioni in carcere a Genova: detenuti feriscono agenti e tentano esplosione - Gaeta.it

Nel carcere di Genova Marassi si sono verificati recenti episodi di violenza che hanno messo in allerta il personale penitenziario. Due gravi incidenti hanno visto coinvolti detenuti aggressivi, con un detenuto che ha ridotto in fin di vita quattro agenti con una lametta e un altro che ha tentato di far esplodere una bombola di gas, colpendo un medico di guardia. Questi eventi mettono in luce le crescenti tensioni e problematiche di sicurezza all'interno delle strutture penitenziarie italiane.

Aggressione con lametta: dinamica dell'evento

Il primo episodio si è verificato quando un detenuto è riuscito a utilizzare una lametta per attaccare quattro agenti della polizia penitenziaria. Durante la colluttazione, il detenuto ha anche morso gli agenti, aggravando la situazione. Questo attacco si inserisce in un contesto di crescente violenza che caratterizza il carcere di Genova, dove le aggressioni ai danni del personale sono diventate sempre più comuni.

Le conseguenze per gli agenti sono state significative: due di loro hanno necessitato di assistenza immediata e sono stati trasferiti al pronto soccorso. Le prognosi per i due agenti sono state di quindici e sette giorni, mentre gli altri hanno riportato ferite ritenute meno gravi, con prognosi di cinque e tre giorni. La rapidità con cui si sono verificati questi eventi ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza del personale penitenziario e per le dinamiche di violenza presenti nelle carceri italiane.

Tentato attentato: l'incidente della bombola di gas

Parallelamente all'aggressione con la lametta, si è registrato un secondo grave episodio nel medesimo carcere. Un detenuto ha tentato di far esplodere una bombola di gas, provocando il ferimento di un medico di guardia. Anche questo tentativo di attentato ha dimostrato come gli ambienti carcerari possano diventare teatri di violenza e pericolo per il personale, rendendo il lavoro in tale contesto estremamente rischioso.

Il medico coinvolto ha subito conseguenze fisiche a causa dell'accaduto, rendendo necessario il suo trasferimento in ospedale per ricevere le cure del caso. Questo evento ha generato una forte preoccupazione non solo fra il personale della polizia penitenziaria, ma anche tra i medici e il personale sanitario che operano all'interno delle carceri, ampliando la sfera di rischio per chi lavora in questi ambiti così critici.

La situazione della polizia penitenziaria

La situazione descritta è stata denunciata da Fabio Pagani, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che ha messo in evidenza le condizioni precarie in cui operano gli agenti. Il personale è costretto a confrontarsi con la violenza quotidiana dei detenuti e con le conseguenze legali che derivano dai disordini in carcere. In numerosi casi, gli stessi detenuti coinvolti negli episodi di violenza presentano denunce agli agenti, complicando ulteriormente la posizione di questi ultimi.

Pagani ha sottolineato che, a ogni intervento per ristabilire l'ordine, scatta una reazione legale che può sfociare in denunce nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria, generando un clima di paura e stress. Questa situazione non solo mette a rischio la sicurezza del personale, ma ha anche impatti psicologici, contribuendo a creare un ambiente di lavoro difficile e poco sostenibile.

Le aggressioni che si stanno verificando nel carcere di Genova rappresentano un chiaro segnale di allerta riguardo alla necessità di rivedere le politiche di sicurezza e la gestione delle carceri in Italia, affinché si possano mettere in campo strategie efficaci per garantire la tutela di chi opera nel sistema penitenziario.

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