A Pescara, un episodio di violenza all’interno della Casa Circondariale San Donato ha nuovamente sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza del personale di polizia penitenziaria. Un detenuto di origini magrebine ha aggredito brutalmente un agente, suscitando l’attenzione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Già da tempo, il sindacato denuncia una crescente serie di attacchi ai propri membri, segnale di una situazione critica e insostenibile negli istituti penitenziari abruzzesi e in tutto il paese.
L’aggressione all’agente di polizia penitenziaria
I fatti si sono svolti il 22 novembre alle 14:00 circa, quando un agente, incaricato di richiamare il detenuto al rispetto delle regole, è stato brutalmente colpito con un calcio all’addome. Questo gesto violento ha fatto cadere l’agente a terra, provocando un trauma addominale. La tempestiva reazione degli altri operatori ha permesso di ripristinare l’ordine all’interno della struttura, evitando potenziali conseguenze peggiori.
Il personale di polizia penitenziaria ha immediatamente trasportato l’agente al Pronto Soccorso di Pescara, dove i medici hanno diagnosticato un trauma con una prognosi di 15 giorni per il recupero. La gravità dell’accaduto mette in evidenza la precarietà della sicurezza all’interno delle carceri, dove il sovraffollamento e la mancanza di risorse contribuiscono a un clima di tensione e violenza.
Le denunce del sindacato di polizia penitenziaria
Giovanni Scarciolla, segretario provinciale del SAPPE, ha rilasciato dichiarazioni forti e preoccupate riguardo a quanto accaduto. Ha denunciato la mancanza di provvedimenti efficaci da parte delle autorità competenti, sottolineando che questo non è un caso isolato ma l’ennesimo episodio di aggressione nei confronti del personale penitenziario. Scarciolla lamenta che il carcere di Pescara è diventato un “porto di mare” per detenuti trasferiti da altri istituti, aumentando la difficoltà nel mantenere ordine e sicurezza.
Attualmente, la struttura di Pescara ospita oltre 450 detenuti, ben al di sopra della capienza prevista di 250 posti. Questa situazione di sovraffollamento complica ulteriormente le mansioni quotidiane degli agenti, rendendo il lavoro più stressante e pericoloso.
La risposta delle istituzioni e il richiamo all’attenzione
Il sindacato ha più volte chiesto un intervento immediato da parte del Ministero della Giustizia e del DAP, evidenziando il rischio di un “decadimento prossimo” della situazione. Giuseppe Ninu, segretario regionale del SAPPE, ha sottolineato che la crescente frequenza delle aggressioni è un indicativo di una gestione fallimentare delle carceri abruzzesi.
A supporto di questa tesi, Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE, ha esortato l’Amministrazione penitenziaria a prendere misure concrete nei confronti dei detenuti violenti. Capece ha richiesto l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede misure restrittive per coloro che minacciano l’ordine.
Proposte e soluzioni future
La questione della sicurezza nelle carceri è quindi al centro del dibattito politico e istituzionale. La richiesta di creare strutture adeguate per detenuti violenti è emersa come una delle possibili soluzioni. Capece ha suggerito che tali misure sono essenziali per garantire il rispetto delle regole da parte dei detenuti e per proteggere il personale.
In vista di incontri con i Sottosegretari alla Giustizia, il sindacato auspica un’azione decisiva da parte dell’amministrazione per implementare una politica di tolleranza zero nei confronti della violenza in carcere. Una chiamata all’azione che potrebbe segnare un cambiamento significativo nella gestione della sicurezza penitenziaria, “perché non si può continuare a vivere in un clima di paura e insicurezza”.
Ultimo aggiornamento il 23 Novembre 2024 da Elisabetta Cina