A Ponticelli, un quartiere di Napoli, si sono registrati due episodi di aggressione verbale nei confronti degli operatori del 118 in un’unica notte. Le aggressioni, sebbene non fisiche, hanno contribuito a creare un contesto di paura e tensione, costringendo gli equipaggi a interrompere le loro operazioni per proteggere la propria incolumità. Questo evento pone in luce una preoccupante e crescente violenza nei confronti del personale sanitario nella città partenopea.
Episodi di aggressione nel quartiere ponticellese
Il primo attacco in via Cupa del Cimitero
Il primo episodio di aggressione è avvenuto in via Cupa del Cimitero. Qui, un paziente affetto da dispnea ha manifestato il suo malcontento in modo aggressivo, indirizzando insulti e frustrazioni verso i soccorritori. La ragione della sua irritazione risiedeva nell’assenza di un medico a bordo dell’ambulanza, una situazione che ha colpito il paziente in un momento di vulnerabilità. Gli operatori, già impegnati a prestare soccorso in condizioni di stress, si sono trovati costretti a fronteggiare insulti e denigrazioni, come “Voi infermieri non servite a nulla.”
Secondo episodio in Corso Protopisani
Non molto dopo, un secondo episodio si è verificato in Corso Protopisani. In questa occasione, un parente di una donna in stato di astenia ha assunto un comportamento simile, rivolgendo parole offensive e minacciose agli infermieri. Anche in questo caso, la mancanza di un medico a bordo è stata citata come motivo di frustrazione, generando una spirale di aggressività verbale. La tensione è aumentata rapidamente, mettendo a rischio la sicurezza del personale sanitario, che si è trovato intrappolato tra il dovere di soccorrere e la violenza delle parole.
L’intervento dei familiari e le conseguenze
L’importanza della mediazione familiare
Nei due episodi, il ruolo dei familiari dei pazienti è stato cruciale. Questi ultimi sono intervenuti per proteggere i soccorritori, frapporsi tra loro e gli aggressori, permettendo in tal modo agli equipaggi di allontanarsi in sicurezza. Questa dinamica evidenzia la complessità delle relazioni che si instaurano in situazioni di emergenza sanitaria e la fragilità degli equilibri che possono rompersi rapidamente. È stato grazie a questi atti di solidarietà che si è evitato il degenerare della situazione in uno scontro fisico.
La gravità delle minacce nei confronti del personale sanitario
Anche se non ci sono stati contatti fisici, la gravità della situazione rimane innegabile. Le aggressioni verbali possono avere un impatto profondo sulla psiche degli operatori sanitari, creando un clima di paura che può influenzare negativamente la loro capacità di fornire assistenza. Questo tipo di violenza non solo mina la professionalità del personale, ma rischia di compromettere anche il diritto alla salute dei cittadini, qualora alcune situazioni di emergenza venissero gestite con riluttanza a causa di esperienze passate traumatizzanti.
La denuncia dell’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”
Attivismo e monitoraggio delle aggressioni
A prendere pubblicamente parola sulla vicenda è stata l’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”, attiva nel monitorare e segnalare le aggressioni subite dagli operatori sanitari nella città di Napoli. Questa organizzazione ha utilizzato i social media per evidenziare non solo i recenti accadimenti, ma anche l’allarmante tendenza alla violenza nel settore sanitario. Il loro messaggio su Facebook ha messo in risalto che, nel 2024, l’ASL Napoli 1 ha già registrato 36 aggressioni, mentre il numero totale di episodi che coinvolgono le ASL di Napoli 1 e Napoli 2 ha raggiunto le 52 unità dall’inizio dell’anno.
Un problema sistematico da affrontare
La denuncia dell’associazione non si limita a questi numeri, ma sottolinea anche la necessità di interventi concreti per proteggere i lavoratori della sanità. L’escalation di violenze nei confronti del personale medico e paramedico rappresenta una minaccia non solo per gli operatori, ma per l’intero sistema sanitario. L’appello dell’associazione evidenzia l’urgenza di creare un ambiente di lavoro più sicuro, affinché gli addetti ai soccorsi possano operare senza timore di aggressioni e, quindi, svolgere il proprio lavoro al meglio.