Oggi, i pastori e gli agricoltori sardi hanno organizzato una manifestazione lungo la statale 131, nell’Oristanese, un evento che ha visto la partecipazione di circa 250 veicoli, tra cui trattori e automobili. Questa protesta si è concentrata sulle conseguenze negative che i dazi imposti dall’amministrazione Trump hanno avuto sul settore agroalimentare in Sardegna, dove molte aziende soffrono a causa della dipendenza dagli acquisti americani. Il Pecorino romano, prodotto principale dell’isola, è al centro di questa discussione.
La situazione attuale dell’agroalimentare sardo
Il settore agroalimentare sardo si trova ad affrontare una crisi profonda, aggravata anche dall’incertezza economica derivante dai dazi statunitensi. Gianuario Falchi, uno dei leader della manifestazione, e Nenneddu Pala, un altro portavoce dei “pastori senza bandiere”, hanno sottolineato come i dazi colpiranno direttamente gli agricoltori e gli allevatori locali, già messi a dura prova da altri fattori economici. La Sardegna, infatti, è la regione italiana che risente maggiormente delle esportazioni verso gli Stati Uniti. Il Pecorino romano, in particolare, rappresenta una parte essenziale dell’economia locale, il che rende le attuali misure commerciali ancora più preoccupanti per il futuro del settore.
Dettagli della manifestazione sulla statale 131
Durante la manifestazione, la statale Carlo Felice ha visto un traffico rallentato per tutta la mattinata, ma senza blocchi stradali significativi. I manifestanti hanno potuto occupare solo una corsia della strada, permettendo così il passaggio degli altri veicoli. Questo approccio ha dimostrato la volontà degli agricoltori di far sentire la propria voce senza interrompere completamente la circolazione. La protesta si è conclusa nella zona industriale di Terralba, richiamando l’attenzione su una situazione già critica, aggravata dalla lunga attesa per i premi comunitari e nazionali.
Malcontento per i pagamenti tardivi
Da tempo, gli agricoltori sardi lamentano un ritardo nel ricevere i pagamenti attesi, i premi che sarebbero dovuti arrivare a sostegno delle loro attività. Gianuario Falchi ha evidenziato l’attesa per il decreto annunciato dall’assessore regionale Gianfranco Satta, che avrebbe dovuto prevedere 45 milioni di euro. Purtroppo, il decreto effettivamente ricevuto è stato solamente di 12 milioni, suscitando forti proteste tra gli agricoltori. Inoltre, l’agenzia Argea ha comunicato a molte aziende di aver riscontrato anomalie nelle pratiche di pagamento, creando ulteriore confusione e frustrazione.
Le prossime mosse della protesta
Gianuario Falchi ha dichiarato che la protesta non si fermerà qui e hanno espresso la disponibilità a intensificare le azioni di protesta, includendo anche occupazioni di aeroporti se non dovessero emergere risposte concrete dalla Regione. Per gli agricoltori, la questione è vitale, paragonabile alla battaglia per un giusto prezzo del latte. La situazione si presenta quindi come una sfida decisiva per il futuro dell’agricoltura sarda, con conseguenze che potrebbero riflettersi ampiamente sull’economia locale.