Agrigento vieta la vendita di souvenir associati alla mafia: un’ordinanza del sindaco Miccichè

Agrigento vieta la vendita di souvenir associati alla mafia: un’ordinanza del sindaco Miccichè

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Agrigento vieta la vendita di souvenir associati alla mafia: un’ordinanza del sindaco Miccichè - Gaeta.it

La recente decisione del sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, di vietare la vendita di souvenir che richiamano la mafia segna un passo significativo verso la promozione della legalità e della cultura civica nell’iconica città siciliana. L’ordinanza si è resa necessaria dopo che alcuni negozi della centralissima via Atenea hanno esposto articoli che celebrano o banalizzano l’immagine della mafia, suscitando indignazione nella comunità. Questo provvedimento riflette l’impegno locale contro la criminalità e la volontà di distaccarsi da stereotipi dannosi.

Il divieto nell’ordinanza del sindaco

La motivazione del provvedimento

Il sindaco Miccichè ha argomentato con fermezza nella sua ordinanza, sottolineando come la vendita di questi articoli “mortifichi la comunità agrigentina”. La decisione deriva da anni di impegno per promuovere una cultura della legalità all’interno della città dei Templi. In particolare, il sindaco ha vietato qualsiasi prodotto che possa inneggiare o richiamare la mafia e la criminalità organizzata, mirando a proteggere l’immagine della città e a fornire un messaggio chiaro contro comportamenti che potrebbero minare l’integrità morale della comunità.

L’ordinanza, pubblicata sul sito ufficiale del Comune, attesta la volontà dell’amministrazione di diffondere il provvedimento il più ampiamente possibile. L’intento è di rendere chiaro che Agrigento non intende essere associata a questi ritratti inaccettabili della cultura mafiosa.

Controlli e sanzioni

Per garantire il rispetto dell’ordinanza, la polizia municipale ha ricevuto il compito di vigilare e svolgere controlli regolari nei negozi e nelle aree di vendita di souvenir. Qualora vengano rilevati articoli in vendita che contravvengano al divieto, seguiranno sanzioni economiche per i commercianti trasgressori. Questo impegno si configura come parte di uno sforzo più ampio per rafforzare la sicurezza e la legalità nella città, contribuendo all’immagine di Agrigento come destinazione turistica responsabile.

La risposta dei commercianti

Ritiro immediato delle vendite incriminate

A seguito dell’emanazione dell’ordinanza, molti commercianti di Agrigento hanno reagito tempestivamente, ritirando dai propri scaffali i souvenir incriminati. Questi articoli includevano statuette raffiguranti simboli mafiosi, come il classico siciliano vestito di nero con la coppola, o rappresentazioni di famiglie mafiose. Il ritiro di questi prodotti dalla vendita sottolinea la reattività del commercio locale rispetto ai cambiamenti normativi e alla pressione sociale verso una maggiore responsabilità.

Questo fenomeno non è nuovo: già nel 2019, l’ex direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, Giuseppe Parello, aveva adottato misure simili, impedendo la vendita di gadget sulla mafia esposti nelle bancarelle del piazzale antistante i punti di ristoro. Malgrado ciò, articoli di questo tipo continuano a essere riscontrati anche in altre città siciliane, come Palermo, dove i souvenir stereotipati prosperano in alcune aree turistiche.

Impatto sulla comunità locale

Il divieto ha stimolato discussioni tra i residenti e i commercianti su cosa significhi veramente rivendicare l’identità culturale di Agrigento. Molti si sono espressi a favore della mossa del sindaco, sostenendo che è essenziale promuovere una visione positiva e rispettosa della cultura siciliana, piuttosto che perpetuare simboli che glorificano la mafia. L’ordinanza di Miccichè non è solo un atto legislativo, ma un passo significativo verso la costruzione di un’identità collettiva che rifiuta la violenza e sostiene la legalità come valori fondamentali.

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