La Criminalpol ha lanciato un allarme preoccupante riguardo all’incremento della violenza tra i minori in Italia. Secondo l’ultimo report della Direzione Centrale della polizia criminale, le statistiche mostrano un aumento allarmante di eventi violenti che coinvolgono giovani. Dalle grandi metropoli alle città di provincia, il fenomeno è diffuso e riguarda diversi gruppi di ragazzi, fra cui i cosiddetti “maranza” e i giovani provenienti da famiglie agiate. Risultati distorti e inquietanti richiedono attenzione, non solo a livello locale, ma anche in un contesto europeo.
Un quadro preoccupante della violenza giovanile
Secondo i dati della Criminalpol, gli omicidi tra gli under 18 sono triplicati nell’ultimo anno, facendo suonare il campanello d’allarme. I cosiddetti “reati spia“, che includono rapine, lesioni dolose e stupri, mostrano un’ulteriore crescita della violenza giovanile. Genova guida la classifica delle città con il maggior incremento di minori denunciati o arrestati per lesioni, registrando un aumento del 55%. Milano e Bologna seguono con percentuali rispettivamente del 48% e 44%, mentre Firenze presenta un incremento del 21%. Lo stesso trend negativo si riscontra anche per le denunce legate a risse e minacce, un fenomeno che veicola un senso di preoccupazione crescente tra genitori e autorità.
La diffusione dei coltelli tra i giovani
Un ulteriore aspetto inquietante è la crescente percentuale di ragazzi che portano con sé coltelli. Marco Dugato, sociologo collegato al Centro di ricerca Transcrime e docente presso l’Università Cattolica di Milano, ha elucidato il fenomeno, evidenziando come l’uso del coltello sembri diventare uno “status symbol” tra i giovani. Il sociologo sottolinea che “il gesto di portare un coltello può essere visto come una pratica sociale accettata da un ampio gruppo”. Questa normalizzazione del possesso di armi bianche solleva interrogativi seri sulla responsabilità educativa degli adulti. Il dibattito educativo si concentra quindi sulla mancanza di valori che sembrano andare di pari passo con la violenza giovanile, facendo emergere la questione della responsabilità familiare.
Una tendenza non isolata in Europa
L’Italia non è l’unico paese a fronteggiare questo fenomeno. Anche città come Londra, Berlino e Parigi segnalano un aumento della violenza giovanile con armi bianche. Parigi ha lanciato la campagna “Stop couteaux” , promuovendo sui social network l’hashtag #StopKnives. Un report de Le Figaro ha messo in luce dati inquietanti: nell’anno passato si sono registrati 74 episodi di aggressioni con coltelli nelle scuole medie, 38 nei licei e 18 nelle scuole primarie. Anche in Germania e nel Regno Unito, orientamenti simili sono stati applicati per combattere l’uso delle armi fra i giovani.
I fattori dietro la violenza minorile
L’analisi della violenza giovanile è complessa e le cause sono multiformi. Diverse variabili, tra cui il disagio socio-economico e la marginalità, influiscono significativamente sul comportamento dei minori. Di certo, i giovani più vulnerabili, come quelli stranieri non accompagnati, sono maggiormente esposti a tali rischi. In Italia, il tema della gioventù è spesso trattato come un elemento di preoccupazione piuttosto che come una risorsa potenziale. Troppi ragazzi risultano a rischio, sollevando l’esigenza di provvedimenti strutturali per affrontare il problema prima che le conseguenze diventino irreversibili. La comunità deve unirsi per creare un ambiente più sicuro e produttivo per i giovani, pur riconoscendo che “il tempo per agire è ora”.