Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici e dei chirurghi di Roma e provincia, esprime preoccupazione per la crescente crisi nel sistema sanitario. Con 14mila assunzioni annunciate, Magi avverte che non tutto si riduce a un semplice numero; le assunzioni e le stabilizzazioni dei precari non sono sufficienti a fronteggiare le carenze reali nel settore sanitario. La sua analisi mette in luce come la paura di rifiutare incarichi e le scelte professionali dei medici stiano influenzando negativamente la disponibilità di servizi essenziali per i pazienti.
Le assunzioni e le stabilizzazioni sono sufficienti?
Il presidente dell’Ordine dei medici non mostra indulgente ottimismo rispetto all’impatto delle nuove assunzioni. Le 14mila unità promesse dal presidente della Regione, Francesco Rocca, includono sia nuovi contratti che stabilizzazioni di personale precario. Quest’ultima, pur essendo una mossa positiva, non contribuisce ad aumentare il numero totale di professionisti a disposizione della popolazione. Magi sottolinea che la semplice aggregazione di numeri non rappresenta una soluzione effettiva per il sistema, che richiede un incremento sostanziale nel personale.
I funzionari e gli amministratori sono chiamati a fare di più per garantire assunzioni effettive. Tuttavia, la realizzazione di queste assunzioni si sta dimostrando lenta e complessa. I concorsi già svolti hanno visto una partecipazione bassa, e quando un candidato ottiene risultati positivi, la questione delle assegnazioni diventa critica.
Le problematiche delle assegnazioni
Le problematiche associate alle assegnazioni sono complesse e sfaccettate. Magi evidenzia che la maggior parte dei medici vincitori di concorso preferisce lavorare negli ospedali della Capitale piuttosto che in strutture situate in province più lontane. Questa tendenza ha portato a un significativo vuoto di personale in altre zone del Lazio, con un’evidente concentrazione di risorse nella città di Roma.
Quando un medico residente nel quartiere Trionfale, per esempio, viene chiamato a lavorare a Velletri, spesso rifiuta l’incarico a favore di una posizione più vicina. Questo non solo crea disagi per le strutture sottodimensionate ma perpetua un circolo vizioso di carenze, specialmente in alcune specialità mediche come anestesia e chirurgia, dove la necessità di personale è critica.
Specialità in sofferenza: cosa fare?
Il settore sanitario italiano presenta una distribuzione disomogenea delle specialità mediche. Mentre si registrano eventuali esuberi in ambiti come oculistica e dermatologia, altre aree come anestesia, radiologia o ginecologia mostrano carenze significative. Magi punta il dito sui rischi associati ad alcune branche che scoraggiano nuovi professionisti dall’intraprendere quelle carriere. Le specialità più rischiose tendono a registrare minori adesioni, creando così un divario tra domanda e offerta nel mercato professionale.
La questione non riguarda solo una mera insufficienza numerica di personale; è fondamentale comprendere come le scelte professionali siano motivate da fattori più ampi. Magi precisa che per affrontare l’emergenza in queste specialità è necessaria una riforma della retribuzione, per attrarre più professionisti verso le aree più critiche.
Strategia per attrarre nuovi professionisti e risolvere le carenze
Per affrontare le sfide attuali, secondo Magi, l’unica strada percorribile è quella di rendere la professione medica più attraente, principalmente tramite aumenti salariali. Un adeguamento economico non solo può incentivare i nuovi medici a scegliere specialità meno popolari, ma può anche contribuire a mantenere il personale già in servizio.
Un ulteriore aspetto da considerare è la possibile transizione dei medici di medicina generale da convenzionati a dipendenti. Questo cambiamento potrebbe comportare un aumento delle necessità, in quanto aumenterebbe il numero di medici necessari per coprire gli stessi turni di lavoro attualmente svolti da un singolo professionista. Riorganizzare le risorse e pianificare strategicamente il reclutamento si dimostrerà cruciale per il futuro del sistema sanitario regionale.
Questo dibattito attuale sottolinea la necessità di soluzioni concrete immediatamente implementabili per preservare e migliorare il sistema sanitario regionale, garantendo un servizio adeguato e tempestivo a tutti i cittadini.
Ultimo aggiornamento il 23 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano