Un evento drammatico ha colpito l’attività della segheria Paniati, a Cavagnolo, dove il Rio Trincavena è uscito dal suo corso a causa di piogge intense. La furia dell’acqua ha travolto macchinari e strutture, coinvolgendo il titolare in un incidente grave ma con un soccorso tempestivo.
gli attimi di terrore durante la piena nel cuore della segheria
Nella tarda mattinata di giovedì 17 aprile, il corso del Rio Trincavena, normalmente contenuto, ha raggiunto livelli critici alimentati da una pioggia battente che è durata per ore nella zona della collina chivassese. L’acqua, moltiplicata nei volumi, ha superato gli argini e si è riversata con violenza sulla segheria Paniati, causando danni immediati e ingenti.
il dramma di stefano paniati e l’intervento decisivo
Stefano Paniati, impegnato in un intervento con il muletto nel cortile esterno, si è trovato travolto quando il mezzo si è capovolto sotto la pressione d’acqua e detriti che si sono riversati all’interno del capannone. In un attimo, la situazione è passata da gestibile a critica, mentre l’uomo veniva trascinato dalla corrente inevitabile. A quel punto, la presenza e la prontezza del figlio Simone sono state decisive. Rifugiatosi sopra una scala di ferro, Simone ha assistito al crollo e ha raggiunto con un gesto istintivo il padre, aggrappandolo e trascinandolo via dall’acqua.
l’intervento del figlio e la difficile fuga
La dinamica del soccorso evita il peggio. Simone non ha esitato un attimo a tendere la mano al padre in difficoltà crescente, riuscendo a portarlo in una zona del capannone ancora non invasa dall’acqua. Questo spazio ha permesso di mettersi in salvo e attendere l’arrivo dei soccorsi. La fatica per entrambi era evidente: bagnati, infangati, tra il rumore assordante dell’acqua e i detriti che continuavano a rotolare.
Stefano è stato poi trasportato d’urgenza al pronto soccorso di Casale Monferrato per ricevere assistenza per le ferite riportate. La notizia del suo salvataggio, confermata anche dall’ex moglie, porta un sollievo concreto in mezzo a un evento così devastante.
paesaggio dopo l’alluvione: distruzione e fango ovunque
Il quadro che si presenta alla popolazione è impostato da uno scenario in gran parte devastato. La forza dell’acqua ha scardinato un pezzo del tetto del magazzino e raggiunto livelli di almeno un metro. Tronchi spezzati, travi divelte e attrezzi sono stati trascinati a valle fino ai campi vicini. Il cammino dei detriti, riflesso visibile della piena, ha investito varie aree di Cavagnolo e si è esteso fino a Brusasco.
Le strade di quest’ultimo comune, come via Piave e via Trincavena, sono coperte da terra e resti portati dall’alluvione, mentre uomini e mezzi spostano detriti per liberare gli spazi. Il fango, entrato in ogni angolo, si deposita sulle mani e negli occhi, creando un’atmosfera di fatica e perseveranza.
le parole della famiglia: il valore del recupero tra le macerie
Una donna legata alla famiglia Paniati ha raccontato lo stato delle cose con voce tremante e segnali di stanchezza. Guardare al danno porta a constatare l’enorme portata del disastro e il senso di smarrimento nel non sapere quale punto scegliere per cominciare la ricostruzione. Il valore, però, resta legato alla sopravvivenza di Stefano e al desiderio di rialzarsi.
Da quei resti emerge la determinazione a ricostruire. Gli abitanti di Cavagnolo e i lavoratori della segheria affrontano la sfida che si presenta, senza cedere allo sconforto. Ogni passo nel fango, ogni sforzo compiuto per ripulire, parla di un percorso difficile ma necessario, fatto di persone decise a mantenere vivo un’attività fondamentale per quella comunità.