Il noto gigante dell’e-commerce Amazon, fondato da Jeff Bezos, ha subito una sconfitta legale in Italia, con conseguenze rilevanti per la gestione del personale. Una recentissima sentenza del Tribunale di Torino ha riconosciuto a un magazziniere il diritto a un risarcimento per la mancata concessione di pause retribuite durante i suoi turni notturni. Questo segno di giustizia non solo offre una compensazione al lavoratore coinvolto, ma potrebbe anche trasformarsi in un punto di riferimento per altri casi simili in tutto il Paese.
Il caso di Gaetano L.M.: una lotta per la giustizia
La storia che ha portato questo caso in tribunale ha come protagonista Gaetano L.M., un magazziniere assunto da Amazon nel mese di agosto del 2018. Inizialmente impiegato nel centro di smistamento di Brandizzo, il suo trasferimento a Grugliasco risale a maggio del 2021. Durante la sua attività lavorativa, Gaetano ha sostenuto turni notturni, operando dalle 23 alle 7, senza mai ottenere i 15 minuti di pausa retribuita previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro . Questo contratto stabilisce che i lavoratori del settore di logistica e trasporti devono lavorare 7 ore e 45 minuti, un tempo che include una pausa obbligatoria di 30 minuti. Tuttavia, nella pratica, Gaetano si è visto costretto a compilare orari di lavoro di otto ore intere, privandolo del giusto riposo.
Supportato dalla Filt Cgil, il sindacato di categoria che tutela i lavoratori, Gaetano ha avviato un’azione legale contro Amazon nel giugno dello scorso anno per richiedere quanto dovuto. L’argomentazione della multinazionale, che sosteneva di aver già compensato la pausa con il salario, non ha retto in aula. Il giudice ha confermato che il magazziniere aveva diritto alla pausa addizionale, ordinando ad Amazon di risarcirlo con 2.059 euro e di coprire le spese legali.
Implicazioni di una sentenza storica
Questa sentenza rappresenta un importante precedente per il mondo del lavoro in Italia e potrebbe avere ripercussioni significative su una moltitudine di lavoratori del settore. Francesco Imburgia, coordinatore regionale del dipartimento trasporto, merci e logistica della Filt Cgil, ha espresso ottimismo riguardo al futuro: “Questa sentenza ha un impatto nazionale.” Ciò indica che altri lavoratori nelle stesse condizioni di Gaetano potrebbero seguire un percorso legale simile per far valere i propri diritti.
Non è trascurabile il numero di dipendenti che Amazon impiega nei centri di smistamento di Grugliasco e Brandizzo, oltre 250 lavoratori. Qualora si decidesse di intraprendere ulteriori azioni legali, Amazon potrebbe trovarsi a dover far fronte a un’ondata di richieste di rimborso da parte di altri dipendenti, creando un significativo precedente legale.
La posizione di Amazon e il supporto sindacale
Attualmente, Amazon ha scelto di non commentare ufficialmente la sentenza né ha fornito indicazioni su un possibile ricorso. Intanto, come parte della sua strategia di difesa, la Filt Cgil ha già annunciato che intende richiedere un risarcimento che si estenda oltre il mese di giugno 2024, includendo anche i periodi successivi.
Questo scenario legale non solo chiarisce la posizione di Amazon riguardo ai diritti dei lavoratori, ma getta anche luce su una questione più ampia: la protezione dei diritti dei dipendenti nelle strutture di logistica e trasporto. La sentenza di Torino, pertanto, segna un passo rilevante nella lotta per garantire che i diritti dei lavoratori siano sempre rispettati, anche quando si fronteggia un gigante del settore come Amazon.
Ultimo aggiornamento il 8 Febbraio 2025 da Marco Mintillo