Amazon ha scelto di mostrare ai suoi clienti quanto i dazi imposti dall’amministrazione Trump incidano sul prezzo di molti prodotti, anticipando così il Prime Day del 2025. Questa decisione ha scatenato nuove tensioni con la Casa Bianca, che ha definito l’iniziativa un attacco politico. Nel frattempo, numerosi venditori terzi stanno valutando di non partecipare al Prime Day a causa degli aumenti di prezzo che compromettono la concorrenza sul marketplace più grande degli Stati Uniti.
La decisione di amazon di indicare i costi dazi sui prodotti in vista del prime day
Nei giorni precedenti il Prime Day 2025, Amazon ha introdotto un sistema che aggiorna le pagine dei prodotti aumentando la trasparenza sui costi aggiuntivi legati ai dazi imposti sulle importazioni, soprattutto quelle provenienti dalla Cina. Su migliaia di articoli sarà visibile una comunicazione chiara che dettaglia quanto i dazi incidono sul prezzo finale. L’obiettivo dichiarato dall’azienda è garantire che i consumatori sappiano esattamente da cosa derivano certi rincari, specialmente in un momento in cui i volumi di acquisto raggiungono picchi importanti.
Principali prodotti interessati e impatto sui prezzi
I principali prodotti interessati includono elettronica, articoli per la casa e prodotti per bambini, settori che già risentono dell’applicazione di tariffe fino al 25%. Amazon ha giustificato la scelta sottolineando la necessità di trasparenza in un periodo cruciale per il commercio online, ma sa che questo potrebbe avere ripercussioni sui comportamenti d’acquisto e sul flusso di ordini durante la festa delle offerte.
Il colosso non è nuovo a scontri politici, ma questa mossa segna un passaggio netto, mettendo in luce i costi nascosti delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino davanti a milioni di consumatori.
La reazione della casa bianca: amazon accusata di guerra politica sui prezzi
La risposta della Casa Bianca è arrivata rapidamente e con parole dure. Un portavoce del governo Trump ha definito l’iniziativa di Amazon come un “atto politico ostile“, accusando la piattaforma di sfruttare la sua posizione dominante per diffondere un messaggio contro le politiche tariffarie del presidente, proprio durante un anno elettorale e poche settimane dal Prime Day.
Secondo l’amministrazione, l’indicazione dei costi aggiuntivi derivanti dai dazi nei prezzi è una tattica pensata per screditare le misure adottate e condizionare l’opinione pubblica. Il sospetto è che Amazon punti a creare un clima di sfiducia verso le tariffe che Trump ha imposto per proteggere l’industria americana.
Non sono state indicate chiaramente le eventuali azioni legali o regolatorie che la Casa Bianca potrebbe intraprendere, ma l’apertura di un nuovo fronte di scontro tra governo e colosso dell’e-commerce è evidente. Già in passato, Trump aveva accusato Amazon su temi fiscali e concorrenza sleale; ora la dialettica si riaccende a pochi mesi dalle politiche.
Tensioni politiche e commerciale si intensificano
Il rischio di boicottaggio del prime day tra i venditori più colpiti dai rincari
Le ripercussioni sul fronte dei venditori terzi non si sono fatte attendere. Molti operatori che utilizzano Amazon per vendere i loro prodotti stanno pensando di non partecipare al Prime Day. Il motivo principale è l’impatto dei dazi che alzano i costi d’acquisto e riducono il margine di competitività , soprattutto in settori come l’elettronica e i prodotti per la casa.
Dazi che arrivano fino al 25% rendono alcuni prodotti troppo cari rispetto alle alternative sul mercato. Ciò scoraggia i venditori a investire nelle campagne promozionali più costose o a mantenere prezzi concorrenziali senza perdere fatturato.
Conseguenze per i venditori e potenziali effetti sul prime day
Questo malcontento segna una nuova fase di attrito non solo tra il governo e Amazon, ma tra la Casa Bianca e le piccole realtà commerciali che si appoggiano alla piattaforma. Il rischio è che l’evento del Prime Day 2025 subisca un contraccolpo significativo, con meno offerti e partecipanti e un calo negli acquisti da parte dei consumatori, che potrebbero a loro volta risentire delle tensioni commerciali in atto.