L’assoluzione degli anarchici accusati di essere i promotori della rivista clandestina Bezmotivny rappresenta un capitolo importante nella cronaca giudiziaria genovese. Gli imputati avevano attirato l’attenzione delle autorità, risultando al centro di un’indagine condotta dalla Digos. Il processo ha sollevato interrogativi sull’interpretazione della libertà di espressione e sul confine tra critica politica e incitamento alla violenza.
Il contesto dell’indagine
L’inchiesta avviata dalla Digos di Genova ha messo sotto i riflettori un gruppo di anarchici, presunti attivisti della rivista Bezmotivny, considerata una voce di dissenso radicale. La procura aveva avanzato gravi accuse di istigazione e apologia al terrorismo, contestando ai quattro membri del gruppo l’associazione a fini terroristici. I pubblici ministeri, guidati da Federico Manotti della DDA, avevano chiesto pene severe: fino a sette anni per alcuni di loro. Tuttavia, l’udienza ha visto il tribunale escludere gran parte delle accuse rilevando che “il fatto non sussiste“.
La rivista Bezmotivny non era solo un mezzo di comunicazione, ma una piattaforma dove venivano pubblicati gli scritti di Alfredo Cospito, un noto esponente della cellula FAI/FRI. Le sue rivendicazioni riguardavano diversi attentati incendiari in Italia, che miravano a provocare una riflessione sulle dinamiche sociali e politiche in corso. Questa dinamica ha destato preoccupazione tra le forze dell’ordine, che temevano un’azione di proselitismo del gruppo, anche nei confronti di giovani studenti.
La sentenza e le reazioni
Il tribunale ha emesso la sentenza di assoluzione, smontando le accuse di istigazione e apologia al terrorismo. I giudici hanno ritenuto che non fosse possibile configurare le attività del gruppo come un oltraggio all’ordine democratico. Il solo imputato condannato, Luigi Palli, ha ricevuto una pena di otto mesi per offesa all’onore del presidente della Repubblica, una misura nettamente meno severa rispetto alle richieste iniziali.
Le reazioni alla sentenza sono state contrastanti. Da un lato, sostenitori della libertà di espressione hanno accolto con favore la decisione, vedendo in essa un segnale positivo per i diritti civili. Dall’altro lato, critiche sono emerse da parte di chi teme che tale esito possa incoraggiare comportamenti sovversivi o alimentare la diffusione di ideologie radicali tra i più giovani.
Gli eventi che hanno preceduto l’assoluzione
L’indagine ha avuto un inizio tumultuoso, culminando in un blitz delle forze dell’ordine che ha portato all’arresto e alla detenzione domiciliare di quattro attivisti. Le autorità avevano anche sequestrato la tipografia Avenza Grafica, ritenuta un importante centro di produzione per il materiale della rivista. Questa operazione aveva scatenato un dibattito acceso sulla necessità di bilanciare sicurezza e libertà di espressione, evidenziando la complessità della situazione.
Nel corso del processo, è emerso che il gruppo aveva avviato una strategia di reclutamento di giovani, spingendo la procura a considerare l’idea di associazione terroristica. Tuttavia, il Riesame ha smontato questa accusa, portando a una riconsiderazione dell’intera indagine.
L’assoluzione degli anarchici ha riallacciato i fili di un acceso dibattito in corso in Italia su libertà d’espressione, sicurezza e terrorismo. Con i loro scritti e le attività di sensibilizzazione, i membri della Bezmotivny hanno aperto una finestra su questioni politiche e sociali, sfidando norme e convenzioni.