Negli ultimi rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, emergono dati inquietanti riguardanti il Covid-19 e l’impatto sulle persone più anziane, in particolare quelle oltre i 90 anni. Curiosamente, nonostante la maggior parte dei decessi avvenga in questa fascia d’età, poche sono le persone ricoverate in terapia intensiva. Questo articolo analizza i dati recenti e le implicazioni sanitarie, con un focus sulle analisi del virologo Francesco Broccolo.
La mortalità e il tasso di ricoveri tra gli ultraottantenni
Analisi dei dati
I dati monitorati indicano che oltre l’80% dei decessi per Covid-19 riguarda persone con età superiore ai 90 anni. Tuttavia, le statistiche sui ricoveri in terapia intensiva mostrano un quadro differente: il virologo Francesco Broccolo, dell’Università del Salento, sottolinea che la presenza di questi pazienti nelle unità di terapia intensiva è quasi irrilevante. Commentando il monitoraggio settimanale, ha evidenziato l’ironia della situazione, dove la mortalità elevata non si traduce in un incremento corrispondente dei ricoveri intensivi, creando un apparente paradosso.
Tassi di ricoveri e mortalità
Considerando il monitoraggio degli ultimi mesi, il tasso di ricoveri per gli ultraottantenni ha registrato un incremento significativo. Nel periodo compreso tra il 6 maggio e il 29 luglio, il tasso di ricoveri è salito da 13 a 173 per un milione di abitanti, per poi attestarsi a 116 il 6 agosto. Questo andamento mette in evidenza che, sebbene molte persone oltre i 90 anni siano ricoverate in reparti ordinari, raramente necessitano di un trasferimento nelle terapie intensive, in parte a causa della natura, a volte, lieve dei sintomi.
Le cause della disparità nei ricoveri
Decorso della malattia e sintomi
Broccolo ha spiegato che il decorso clinico del Covid-19 negli ultraottantenni può risultare più lieve del previsto. Le forme di malattia che si manifestano sono spesso di entità moderata, il che implica che i parametri critici – come la saturazione di ossigeno e la presenza di trombo-embolie – rimangono stabili. Questa situazione porta molti pazienti a non manifestare sintomi clinici gravi, sufficientemente severi da richiedere un ricovero in terapia intensiva.
Rischio di evoluzione della malattia
Nonostante la sottovalutazione dei sintomi da parte dei pazienti anziani, Broccolo avverte che il rischio di un’evoluzione negativa della malattia rimane concreto. Le conseguenze della Covid-19 possono manifestarsi anche in assenza di segni clinici acuti, segnalando una necessità di monitoraggio attento. È fondamentale considerare che i pazienti nella fascia di età critica sono ancora vulnerabili e che una condizione clinica stabile non esclude la possibilità di complicazioni.
Opportunità di miglioramento attraverso biomarcatori
L’importanza dei test predittivi
Per affrontare la situazione con maggiore efficacia, Broccolo propone l’adozione di test specifici basati su biomarcatori, come il suPAR, per identificare precocemente i pazienti a rischio di un’evoluzione avversa della malattia. Questi biomarcatori sono in grado di valutare l’attivazione della risposta immunitaria fin dal momento del ricovero, offrendo un vantaggio cruciale nella gestione clinica.
Implementazione nella pratica clinica
Nonostante l’esistenza di strumenti diagnostici affidabili, Broccolo evidenzia la loro scarsità di utilizzo nella pratica clinica ordinaria. L’implementazione di test predittivi potrebbe rivelarsi altamente vantaggiosa per migliorare la gestione dei pazienti ultraottantenni, contribuendo a ridurre ulteriormente i tassi di mortalità in questa fascia di popolazione fragile. Seguire questa strategia rappresenterebbe un passo fondamentale per affrontare l’emergenza Covid-19 con maggiori strumenti e consapevolezza, garantendo una risposta sanitaria più adeguata e tempestiva.