Nel panorama cinematografico italiano, il film Anywhere Anytime del regista iraniano Milad Tangshir si distingue per la sua narrazione intensa e attuale, affrontando il tema della marginalità attraverso la figura della bicicletta. Questa pellicola, che rappresenta l’unico lungometraggio italiano in gara alla Settimana della Critica della Mostra del Cinema di Venezia, si propone come un potente strumento di riflessione sociale, mettendo in luce le sfide quotidiane degli immigrati clandestini in Italia. Il film, prodotto da Vivo film, Young Films e Rai Cinema, sarà presentato anche al Toronto Film Festival e sarà disponibile nelle sale a partire dall’11 settembre con Fandango.
La trama di Anywhere Anytime
Il protagonista e il contesto sociale
Anywhere Anytime si concentra sulla vita di Issa, interpretato da Ibrahima Sambou, un giovane immigrato senegalese che si trova a vivere a Torino, in un hub di prima accoglienza. La narrazione prende vita quando Issa viene licenziato dal suo lavoro a causa della mancanza di documenti. La sua situazione precaria è aggravata dalla realtà dei tanti immigrati che cercano di costruirsi una nuova vita in un paese straniero, affrontando quotidianamente ostacoli e discriminazioni.
Un amico e concittadino, Mario , decide di aiutarlo procurandogli una bicicletta usata, strumento fondamentale che permette a Issa di cercare lavoro come rider. Attraverso le consegne, Issa spera di intravedere la possibilità di un futuro migliore. Tuttavia, una serie di sfortunate coincidenze lo portano a vivere un incubo: la sua bicicletta viene rubata durante una consegna. Questo evento scatenante segna l’inizio di un percorso drammatico che porterà Issa a combattere per riappropriarsi non solo della bici, ma della sua dignità e della speranza di una vita migliore.
Symbolismo della bicicletta
La bicicletta, nel film, non è solo un mezzo di trasporto, ma diventa un simbolo di libertà e opportunità . Il regista Milad Tangshir sottolinea come questo semplice oggetto possa assumere un valore cruciale per chi vive alle periferie della società . La ricerca della bicicletta rubata diventa così un viaggio simbolico, che riflette le lotte di tante persone che tentano di costruire il proprio sogno in un contesto ostile e spesso ingiusto.
L’ispirazione: Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Influenze cinematografiche
Il legame con il capolavoro di Vittorio De Sica, Ladri di biciclette, emerge in modo chiaro nel lavoro di Tangshir. Il regista stesso racconta come l’idea di realizzare questo film sia nata nel 2018, quando ha cominciato a esplorare il mondo dei rider. L’analisi della composizione antropologica di questo nuovo fenomeno sociale ha spinto Tangshir a voler rappresentare la vita di queste persone, molti dei quali sono italiani al limite, immigrati e rifugiati.
La pellicola di De Sica si riflette nella situazione e nelle emozioni di Issa, che vive la precarietà e cerca di sopravvivere in una società che non offre risposte. Tuttavia, Tangshir precisa che il suo film non è una mera citazione o un’operazione di cinefilia. Invece, intende adoperare l’eredità culturale del cinema italiano per rielaborare e mettere in discussione le nuove realtà sociali e le vulnerabilità che emergono nel contesto attuale.
Riflessioni sulla vulnerabilitÃ
La scelta di raccontare l’importanza della bicicletta serve a stimolare una riflessione su chi siano oggi i “ladri di biciclette”. Questi ladri non sono solo coloro che rubano fisicamente, ma possono essere la società stessa che, ignorando le difficoltà di chi vive ai margini, continua a perpetuare un sistema di disuguaglianza. Con una narrazione che si interroga sulle reali possibilità di riscatto e sulla dignità umana, il film di Tangshir ambisce a risultare non solo un’opera cinematografica, ma un tassello di consapevolezza per lo spettatore.