La Basilica di Santa Maria di Collemaggio ha accolto con solennità l’apertura della Porta Santa da parte del cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo emerito dell’Aquila, in occasione della 730ma Perdonanza Celestiniana. Questo evento annuale, che si è svolto il 28 e il 29 agosto, è un momento di profondo significato spirituale e comunitario, simbolizzando un’opportunità di perdono e rinnovamento per la comunità diocesana. L’omelia del cardinale ha rilevato l’importanza della pace e della carità in un periodo segnato da tensioni e conflitti.
il significato del perdono
una risorsa per l’anima
Durante l’omelia, il cardinale Petrocchi ha descritto il perdono come una strategia efficace per costruire una “Città di Dio” e una “Città dell’uomo”. Ha presentato il perdono come un antidoto necessario contro il “virus del conflitto” che minaccia la vita nelle comunità. Secondo il porporato, l’atto del perdono rappresenta un “ricostituente” che può sanare e rimettere in salute l’anima. Inoltre, ha sottolineato l’importanza della carità come unica risorsa capace di neutralizzare le divisioni e le inimicizie, definendo la Perdonanza una “madre feconda” da cui nasce la pace.
il legame tra Perdonanza e pace
Il cardinale ha richiamato l’attenzione sull’attualità del messaggio di Papa Celestino V, che ha istituito l’indulgenza plenaria di Collemaggio. Ha messo in luce come la sua figura possa essere vista come un modello per il mondo di oggi, sia come “uomo coraggioso e profetico” che come “maestro e guida”. Petrocchi ha invitato la comunità a varcare la Porta Santa con umiltà, adottando un atteggiamento penitenziale e aprendo la strada a una riflessione profonda sui propri comportamenti e pensieri.
l’importanza dell’umiltà nel processo di perdono
un viaggio di purificazione
L’arcivescovo ha sottolineato l’importanza di “celestinizzare” il proprio modo di vivere la Perdonanza, invitando i fedeli a varcare la Porta Santa accompagnati dalla virtù dell’umiltà. Quest’ultimo aspetto funge da guida per “ispezionare” le zone d’ombra della propria anima, esplorando sentimenti e comportamenti che necessitano di purificazione. Petrocchi ha illustrato come questo processo non implichi l’oblio dei ricordi, ma piuttosto la liberazione delle emozioni negative associate ad essi, sostituendole con sentimenti positivi ispirati dall’amore e dalla misericordia.
il peso del non-perdono
Il cardinale ha messo in evidenza gli effetti deleteri del non-perdono, descrivendolo come una “patologia dell’anima” capace di soffocare la capacità di amare. Ha esortato i presenti a riconoscere le proprie colpe con onestà, dichiarando che il riconoscimento delle mancanze è un “atto di igiene spirituale e una terapia psicologica”. In questo contesto, Petrocchi ha delineato un percorso penitenziale articolato su quattro dinamismi: perdonarsi come siamo stati perdonati, dare il perdono e chiedere scusa a chi abbiamo ferito.
vivere la Perdonanza nella quotidianità
una chiamata alla carità
Per il cardinale, per vivere appieno la Perdonanza, è fondamentale “varcare la Porta Santa in uscita”, preceduti dalla Carità. Ha avvertito contro il rischio di approcciare la Perdonanza come una ritualità tradizionale, richiamando le parole di Papa Francesco su come l’amore di Cristo debba essere evidente là dove la Chiesa è presente. L’esemplarità della Perdonanza si riflette nella volontà di portare questo messaggio al di là delle sole ricorrenze, abbracciando un impegno costante verso la comunità e i più bisognosi.
un evento collettivo di rinnovamento
Petrocchi ha rimarcato che lo spirito della Perdonanza trascende il tempo, configurandosi come un “incontro straordinario con la grazia”. L’arcivescovo emerito ha insistito sull’importanza di non ridurre la celebrazione a un evento esclusivamente individuale, ma di viverlo in un’ottica collettiva, riconoscendo il legame tra Perdonanza e Giubileo, e promuovendo un’azione sinodale che coinvolga tutta la comunità.
promuovere la cultura del perdono
un messaggio per la comunità
Da ultimo, il cardinale ha evidenziato l’importanza di diffondere la Cultura del Perdono, sottolineando come questa rappresenti un trinomio inscindibile assieme a Giustizia e Pace. Ha esortato i fedeli a vedere L’Aquila come una capitale del perdono, della pace e della riconciliazione, richiamando l’invito del Papa a impegnarsi in un percorso di rinnovamento e condivisione. Petrocchi ha illustrato come l’atto di perdonare non sia soltanto un gesto individuale, ma un passo fondamentale per costruire una comunità coesa e solidale.