Apertura ritardata dei nuovi centri migranti in Albania: imprevisti e costi crescenti

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Apertura ritardata dei nuovi centri migranti in Albania: imprevisti e costi crescenti - Fonte: Ilsole24ore | Gaeta.it

Due importanti nuovi centri per migranti, previsti in Albania nell'ambito di un accordo tra Italia e Albania, subiranno ancora ritardi in apertura a causa di numerosi imprevisti. Con la ratifica del protocollo, la capacità di accoglienza è stata limitata a poco più di mille migranti, ben lontana dall'obiettivo iniziale di 3.000. Le difficoltà tecniche e le problematiche di gestione sollevano interrogativi sui costi e sull'efficacia del progetto.

Gli imprevisti che bloccano l’apertura

L’ultima comunicazione ufficiale da Palazzo Chigi ha evidenziato le "difficoltà operative" nella realizzazione delle strutture destinate ai migranti, un punto enfatizzato dalla premier Giorgia Meloni durante una riunione del Consiglio dei ministri. Alla base di questi ritardi ci sono vari fattori, non ultimi un'estate caratterizzata da temperature anomale seguite da piogge incessanti. Queste ultime hanno creato ostacoli ai lavori di costruzione dell’hotspot a Gjader, un’area precedentemente utilizzata come base militare. La tenuta del terreno in questa zona ha reso i lavori di asfaltatura particolarmente problematici, aggravando i già complessi tempi di realizzazione. In un incontro del 12 settembre, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha discusso queste difficoltà con i ministri e il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, sottolineando l’impegno del governo per superare questi problemi e portare a termine il progetto.

I centri: tipologie e funzioni

I centri migranti che nasceranno in Albania si delineranno in base a un progetto complesso. Come stabilito nel bando della prefettura di Roma, previsto per il 21 marzo, sono pianificati tre tipi di strutture. Il primo è l'hotspot a Shengjin, dedicato allo sbarco e all'identificazione dei migranti soccorsi in mare, la cui apertura è ormai imminente. A Gjader, invece, si prevede la costruzione di un centro di prima accoglienza con 880 posti, dove i richiedenti asilo saranno sottoposti a procedure accelerate per la verifica dei diritti di protezione. Questo processo è limitato a ventotto giorni, entro i quali la prefettura di Roma deve valutare le istanze. Inoltre, è prevista una struttura per il rimpatrio di 144 posti, insieme a un istituto penale dedicato a un massimo di 20 migranti che potrebbero risultare coinvolti in violazioni delle norme.

La questione economica

La questione economica relativa a questi centri è uno degli aspetti più critici e discussi. La realizzazione e gestione delle strutture saranno finanziate dall'Italia con un impegno iniziale stimato intorno ai 62 milioni di euro. Tuttavia, le spese totali legate al progetto sono destinate a salire, con una stima complessiva che arriva a circa 650 milioni di euro. Queste cifre includono vari costi: dalle assunzioni e manutenzioni alle spese per assicurazioni e trasferte del personale. La voce di spesa più rilevante è quella legata ai trasferimenti del personale italiano, che avrebbe un costo previsto di oltre 250 milioni. Il noleggio delle navi necessarie per il trasporto dei migranti prevede un investimento massimo di 13,5 milioni per tre mesi.

La cooperativa Medihospes è stata incaricata di gestire l'accoglienza per un periodo di 24 mesi con un'offerta di 133,8 milioni di euro. Allo stesso tempo, il governo ha chiarito che i finanziamenti dedicati all'attuazione del protocollo ammontano a 670 milioni di euro, un costo annuale che rappresenta il 7,5% delle spese connesse all'accoglienza dei migranti in Italia.

Le stime del Ministero dell'Interno

Le proiezioni economiche elaborate dal Ministero dell'Interno sono altrettanto preoccupanti. Il ministro Matteo Piantedosi ha annunciato un costo annuo stimato di 160 milioni di euro, portando dunque il totale a circa 800 milioni in cinque anni, periodo di validità del protocollo anche se rinnovabile. Questo è stato assunto da molte opposizioni come un segnale di spese eccessive di denaro pubblico. D’altro canto, l'interpretazione del governo è che si tratti di un investimento utile per migliorare la situazione dell’accoglienza in Italia, attualmente caricata da costi che raggiungono circa 1,7 miliardi di euro l’anno, ereditati dalle precedenti gestioni caratterizzate da arrivi massicci e consentiti di migranti. La sfida rimane, quindi, quella di bilanciare costi e benefici mentre si lavora per implementare il programma in Albania.

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