In seguito all’approvazione della legge 32107, approvata recentemente in Perù, il Consiglio permanente della conferenza episcopale ha sollevato una voce di forte preoccupazione e di richiesta di annullamento di questa legislazione. La norma, criticata da vari organismi internazionali per la sua potenziale impunità verso violazioni dei diritti umani, rappresenta un’importante questione etica e giuridica. I vescovi sottolineano l’urgenza di preservare i principi di giustizia e legalità per le vittime di atrocità, in particolare quelle avvenute durante il conflitto armato del Paese nel periodo 1980-2000.
Le motivazioni dell’appello episcopale
La dimensione giuridica della legge
Il Consiglio permanente della conferenza episcopale del Perù ha espresso un pressing appello affinché le autorità competenti e la realtà civile del Paese attivino i meccanismi necessari per l’annullamento della legge 32107. Il testo stabilisce la prescrizione per i crimini contro l’umanità commessi prima del 2002, un passo ritenuto altamente dannoso per la giustizia e la dignità delle vittime. I vescovi hanno messo in evidenza come tale provvedimento comprometta il diritto alla giustizia per coloro che hanno subito violenze, torti e discriminazioni. Da un punto di vista giuridico, il rispetto per i diritti umani deve prevalere sui meccanismi di prescrizione, poiché i delitti contro l’umanità devono essere perseguibili senza limiti temporali.
Il principio della responsabilità
Nel comunicato, i vescovi hanno messo in evidenza che la nuova legislazione non solo annullerebbe le opportunità di risarcimento alle vittime, ma contraddirebbe anche i trattati internazionali sui diritti umani cui il Perù ha aderito. Tale situazione mette in discussione le basi stesse della responsabilità degli autori di crimini, sia essi militari che alti funzionari dello Stato. È un passaggio cruciale, poiché il riconoscimento e la riparazione per le atrocità passate non dovrebbero mai essere sacrificati sull’altare di considerazioni politiche o economiche. La posizione episcopale sottolinea che la vera giustizia richiede che ogni violazione sia punita concordemente ai suoi crimini, in un principio di equità e rispetto per la vita umana.
Le reazioni internazionali alla legge 32107
Critiche da Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie
L’approvazione della legge 32107 ha suscitato indignazione a livello internazionale. Le Nazioni Unite e diverse organizzazioni per i diritti umani hanno espresso la loro opposizione. Secondo queste istituzioni, la legge contravviene alle norme di diritto internazionale. In particolare, è assolutamente inaccettabile che si possa arrivare a una prescrizione su crimini gravi come quelli contro l’umanità e di guerra, che richiedono invece processi e responsabilità continuative. L’approvazione di questa legge somiglia a un tentativo di legittimare l’impunità per i crimini commessi da leader politici e militari.
Sottolineatura della storicità delle atrocità
Durante il conflitto armato in Perù, molto è stato perso in termini umani e di dignità: circa 69.000 vittime e oltre 21.000 desapariciones. La legge 32107 sembra sminuire l’importanza di queste perdite, togliendo diritti fondamentali alle famiglie delle vittime che cercano ancora giustizia e chiarimenti su quanto subito. La storia richiede di essere ricordata e affrontata con onestà, non di essere oscurata o dimenticata, e questo aspetto è centrale nell’opposizione alla legge da parte della comunità internazionale e dei diritti umani.
Il futuro della giustizia in Perù
La chiamata all’azione da parte della conferenza episcopale
I vescovi hanno proclamato un’importante chiamata all’azione per garantire che la giustizia sia un principio cardine della società peruviana. Il loro comunicato riportava chiaramente il messaggio che il Perù non può deviare dai principi della giustizia di fronte a tutto ciò che è stato subito dalle vittime. La loro opposizione alla legge 32107 non è solo una questione legale, ma una questione di sostegno morale e umano per un’intera generazione che attende di vedere riconosciuti i suoi diritti.
La difesa dei diritti umani e della dignità
La postura della conferenza episcopale evidenzia un forte impegno per i diritti umani e per la dignità di ogni persona. È la responsabilità dello Stato di garantire che i diritti fondamentali siano rispettati e che le leggi non possano mai violare le norme etiche e morali. Gli enti religiosi e la società civile devono unire le forze per garantirne il rispetto e per far sì che le leggi non diventino uno strumento di oppressione, bensì di sostegno alla giustizia e alla verità. La rivendicazione della giustizia rimane quindi il faro per un futuro del Perù che ambisce a un’ulteriore pacificazione e riconciliazione collettiva.
Ultimo aggiornamento il 14 Agosto 2024 da Elisabetta Cina