L’importanza della lotta contro la mafia si fa sentire e l’inchiesta “Ducale”, recentemente riaperta, vede la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria al centro di un caso che coinvolge alcuni esponenti della politica locale. L’obiettivo è quello di fare chiarezza su presunti scambi elettorali con la criminalità organizzata, in un contesto dove la legalità e il rispetto delle istituzioni vengono messi in discussione. L’appello alla libertà presentato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dalla sua equipe segue alcuni significativi sviluppi nell’indagine, che continua a coinvolgere diversi attori politici locali.
Dettagli sull’appello della Dda
L’appello presentato dalla Direzione distrettuale antimafia contro la decisione del Gip di non emettere misure cautelari nei confronti di alcuni politici, in primis i consiglieri Giuseppe Neri e Giuseppe Sera, ha l’obiettivo di richiedere l’arresto in carcere per entrambi. I due consiglieri sono indagati per scambio elettorale politico-mafioso, un reato di particolare gravità che ha effetti diretti sulla trasparenza e sull’integrità della democrazia.
La Dda ha messo in evidenza la necessità di riequilibrare la situazione, ritenendo che vi siano prove sufficienti a giustificare una richiesta di misure cautelari. Questo caso si inserisce in un contesto più ampio, dove le elezioni regionali del 2020 e 2021, unitamente alle comunali del 2020, sono considerate fasi cruciali per la penetrazione mafiosa nella politica locale. L’udienza relativa a questo appello è attesa per settembre, sebbene non sia stata ancora fissata una data ufficiale.
Gli altri indagati e le accuse
Il caso non si limita ai due consiglieri regionali. Tra gli altri indagati spicca Daniel Barillà , accusato di essere parte della cosca Araniti di Sambatello. La Procura ha chiesto nuovamente il suo arresto per evidenziare la sua presunta partecipazione attiva alla criminalità organizzata e il ruolo svolto nell’ambito dello scambio elettorale. Secondo le indagini, Barillà avrebbe mantenuto rapporti significativi con esponenti del mondo politico, raccogliendo voti a favore dei candidati sostenuti dalla sua cosca.
Le accuse a suo carico sono molto severe. Scambi di voti per favorire candidati in cambio di sostegno mafioso rappresentano uno dei punti cruciali dell’inchiesta. Ogni collegamento tra la criminalità organizzata e le elezioni è scrutinato con attenzione dalla Dda, che cerca di dimostrare come le influenze mafiose possano minare la fiducia nel sistema politico locale e alterare la volontà popolare.
Altre misure cautelari richieste dalla Procura
Oltre ai già citati Giuseppe Neri e Giuseppe Sera, l’appello della Dda menziona anche altri indagati come Ignazio Borruto, Paolo Pietro Catalano, Franco Gattuso e Sergio Rugolino, per i quali è stata avanzata la richiesta di custodia cautelare in carcere. Queste misure sono il risultato di indagini che evidenziano ulteriori collusioni tra politica e mafia, destinate a minare le basi della democrazia.
Non solo: la Procura ha richiesto di riconoscere l’aggravante mafiosa anche per Martina Giustra, una scrutatrice accusata di brogli elettorali al seggio di Sambatello. La sua implicazione in pratiche illecite rappresenta un altro tassello nel puzzle del patrimoniale mafioso, contribuendo a gettare ombre sulla regolarità delle consultazioni nelle aree più vulnerabili.
Le indagini continuano e la Dda di Reggio Calabria mantiene alta l’attenzione sul fenomeno della mafia infiltrata nei sistemi politici e amministrativi, sottolineando l’importanza di un intervento deciso per garantire la legalità e la giustizia nelle istituzioni.