La Camera dei Deputati ha dato il via libera in prima lettura a una proposta di legge che promuove la partecipazione attiva dei lavoratori nella gestione delle aziende. La legge, sostenuta principalmente dalla Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori , introduce modalità di coinvolgimento economico, gestionale e consultivo dei dipendenti. Con 163 voti favorevoli, 40 contrari e 57 astenuti, il progetto proseguirà ora il suo iter al Senato, segnando un passo importante verso una maggiore integrazione dei lavoratori nel processo decisionale aziendale, come indicato dall’articolo 46 della Costituzione.
Modalità di partecipazione gestionale
Il testo approvato prevede due principali opzioni per la partecipazione gestionale dei lavoratori. La prima riguarda le aziende che adottano un sistema dualistico, dove il controllo è esercitato da un consiglio di gestione e uno di sorveglianza. In queste realtà, gli statuti aziendali possono consentire l’elezione di uno o più rappresentanti dei lavoratori al consiglio di sorveglianza, a condizione che tale partecipazione sia regolata da contratti collettivi. Nella selezione di questi rappresentanti è necessario rispettare i requisiti professionali e di onorabilità richiesti per i membri del consiglio.
La seconda opzione è rivolta a quelle società che non utilizzano il sistema dualistico. Qui, gli statuti possono permettere la presenza di rappresentanti dei dipendenti nel consiglio di amministrazione e nei comitati di controllo. Anche in questo caso, la selezione avverrà attraverso procedure stabilite dai contratti collettivi, garantendo che i lavoratori abbiano voce in capitolo nelle decisioni strategiche dell’azienda. Nella fase di esame in commissione Lavoro, è stata comunque cancellata la parte della legge che imponeva obbligatoriamente l’integrazione del consiglio di amministrazione per le società a maggioranza pubblica.
Partecipazione economica e finanziaria
Un altro aspetto di rilievo della proposta di legge riguarda la partecipazione economica e finanziaria dei lavoratori. A partire dal 2025, le aziende che distribuiscono una quota di utili pari almeno al 10% degli utili complessivi ai loro dipendenti beneficeranno di un’imposta sostitutiva del 5% su questo importo. Tuttavia, limiti specifici si applicheranno, in particolare per i pagamenti che non superano i 5mila euro lordi, se versati in base a contratti collettivi aziendali o territoriali. Ci si aspetta una riduzione delle entrate statali per un ammontare previsto di circa 49 milioni di euro.
In aggiunta, la legge prevede l’istituzione di piani di partecipazione finanziaria per i lavoratori. Questi piani potranno includere diverse forme di partecipazione al capitale, come l’attribuzione di azioni in sostituzione dei premi di risultato. Per il 2025, i dividendi riconosciuti ai lavoratori per azioni sostitutive di premi, fino a un importo di 1.500 euro annui, saranno esenti da imposte sui redditi per il 50%. Anche in questo caso, le minori entrate previste per le casse statali ammontano a circa 21 milioni di euro. La legge di Bilancio ha allocato 72 milioni di euro per sostenere gli incentivi fiscali legati a questi nuovi strumenti di partecipazione.
Queste modifiche rappresentano un importante passo verso una gestione più democratica delle imprese, con l’obiettivo di migliorare il dialogo tra datori di lavoro e lavoratori e incentivare una cultura della partecipazione all’interno delle aziende italiane.