La giustizia italiana si muove in un delicato panorama di inchieste relative alla gestione della pandemia da Covid-19. Recentemente, il gip Vito Di Vita ha disposto l’archiviazione del fascicolo sull’ultimo filone dell’inchiesta che coinvolge quattro figure chiave della sanità bergamasca. L’indagine ha sollevato interrogativi significativi sulla responsabilità nella gestione dell’emergenza sanitaria all’interno della provincia di Bergamo.
Le figure sotto inchiesta
Nel mirino della giustizia si trovavano quattro persone di rilievo nel sistema sanitario locale. Massimo Giupponi, attuale direttore generale dell’Ats di Bergamo, Francesco Locati, ex direttore dell’Asst Bergamo Est e ora dell’Asst Papa Giovanni XXIII, Roberto Cosentina, ex direttore sanitario di Bergamo Est, e Giuseppe Marzulli, già direttore medico del Presidio 2 negli ospedali di Alzano e Gazzaniga, ora in pensione. Questi professionisti sono stati accusati di diverse violazioni durante la gestione dell’emergenza Covid, una questione che ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.
I reati contestati
Le accuse mosse a vario titolo contro i quattro indagati sono gravissime. Si parlava di epidemia colposa, scoppiata in particolare all’interno dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano. Qui, il 23 febbraio 2020, furono registrati i primi pazienti positivi al Covid in provincia di Bergamo. Altre accuse comprendevano lesioni colpose nei confronti di 33 operatori sanitari e il decesso di un medico e un impiegato della struttura, entrambi contagiati dal virus. Inoltre, l’inchiesta ha evidenziato episodi di falso ideologico, riguardanti comunicazioni non veritiere trasmesse via documenti ed e-mail, e il rifiuto di compiere atti di ufficio, poiché non erano state adottate misure tempestive per contenere l’epidemia.
Il ruolo della Procura
Il pool di pm di Bergamo, guidato dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, ha sostenuto una forte contestazione rispetto alla precedente archiviazione di altri due filoni d’inchiesta. Questi filoni avevano visto coinvolti anche figure di alto profilo come l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Secondo il tribunale dei ministri di Brescia, non sarebbe stato dimostrato un chiaro nesso causale tra la diffusione del virus e le lesioni e i decessi contestati. I giudici bresciani del tribunale dei ministri hanno concluso che l’epidemia colposa in forma omissiva non era configurabile, poiché tale reato richiede un comportamento attivo di diffusione di germi patogeni.
La decisione finale del gip
Nonostante le obiezioni della Procura, il gip Di Vita ha accolto la richiesta di archiviazione basandosi sulla recente Riforma Cartabia, che richiede una valutazione realistica sull’esito di un eventuale processo penale. La decisione ha reso evidente che la condanna degli indagati non poteva essere ritenuta “ragionevolmente prevedibile”. Pertanto, il decreto di archiviazione ha rappresentato una conclusione definitiva per un’inchiesta che ha sollevato inquietudini non solo nel settore sanitario, ma anche nell’opinione pubblica che ha osservato l’evoluzione del caso con crescente interesse e preoccupazione.
Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Sofia Greco