Un’operazione condotta dai Carabinieri della compagnia di Pomezia ha portato alla cattura di una donna di 31 anni, di origini rom croate, con un lungo e variegato passato criminale. I dettagli emersi dalle indagini gettano luce su un’attività illecita che si è estesa per oltre due decenni, durante i quali la protagonista ha collezionato un’impressionante serie di reati, tra cui borseggi, rapine e truffe, specialmente nelle metropolitane di Roma e Milano.
Un curriculum criminale di tutto rispetto
Inizio dell’attività illecita
La carriera criminale della donna è iniziata nel 2004, quando era ancora minorenne. Le primissime incursioni nelle metropolitane di Roma le hanno permesso di acquisire velocemente esperienza e destrezza nel compiere scippi, che si sarebbero poi evoluti in borseggi ben più audaci e organizzati. La sua capacità di muoversi in ambienti affollati, come i mezzi pubblici, le ha consentito di infliggere un duro colpo all’utenza quotidiana, diventando un incubo per i viaggiatori.
Con gli anni, la sua reputazione è cresciuta e le sue azioni hanno preso piede in altre città italiane. Milano e Brescia sono state le nuove piazze dove la donna ha messo in atto i suoi colpi, ampliando il proprio raggio d’azione in maniera significativa. La metropolitana di Milano, in particolare, è diventata il teatro di numerosi furti che hanno allertato le Forze dell’Ordine.
Una strategia ben congegnata
Ciò che rende questa storia ancora più intrigante è il metodo utilizzato dalla donna per evitare la giustizia. Fino ad oggi, ha sfruttato il cosiddetto “abuso della gravidanza strumentale” come escamotage. Molto simile al personaggio interpretato da Sofia Loren nel film “Ieri, oggi e domani”, la donna ha ingegnerizzato le sue gravidanze in modo tale da eludere le conseguenze legali dei suoi atti. Ogni volta che il suo passato criminale la portava sulle sbarre, bastava un bambino in arrivo per ottenere un differimento della pena e tornare a camminare libera.
Dall’avvio della sua carriera criminale fino al suo recente arresto, l’attività illecita della donna ha continuato senza sosta. Nonostante le condanne accumulate, la giovane rom ha dimostrato una sorprendente resilienza nel continuare a commettere reati, rifugiandosi nella maternità come scudo contro la giustizia.
L’arresto e le conseguenze legali
L’operazione dei Carabinieri
Mercoledì mattina, dopo una lunga fase di osservazione e indagini, i Carabinieri hanno agito su un mandato della Procura della Capitale. I militari hanno bussato alla roulotte nel campo nomadi di Castel Romano, dove la donna viveva. L’operazione si è svolta rapidamente, assicurando alla giustizia una persona che sembrava aver eluso il sistema per troppo tempo. Con un residuo di pena di circa 30 anni da scontare, il suo futuro è ora segnato dalle grigie mura del penitenziario di Rebibbia, dove è stata trasferita.
Il monte pene e le condanne
Con un curriculum di 148 reati, è chiaro che le condanne hanno gravato su di lei nel lungo termine. Il suo monte pene ha accumulato un totale record di quasi 30 anni di reclusione, un chiaro segno dell’inefficienza del sistema che non è riuscito a proteggere i cittadini nel corso degli anni. Le inchieste e i processi si sono susseguiti, ma ogni volta il suo “stato di gravidanza” ha fornito la via d’uscita, permettendole di tornare rapidamente in libertà.
Il provvedimento di arresto emesso dai magistrati di piazzale Clodio segna una svolta significativa in questa vicenda. Ora, l’attenzione sarà rivolta non solo al futuro immediato della donna, ma anche a come le autorità gestiranno la questione della criminalità organizzata e dei suoi meccanismi di evasione.
La storia di questa donna rappresenta un capitolo complesso della lotta contro la criminalità in Italia e la necessità di rivedere norme e procedure per evitare che simili situazioni possano ripetersi.