Un recente episodio di furto ha scosso Ladispoli, dove un gruppo di criminali è stato sorpreso mentre tentava di manomettere delle colonnine di ricarica per auto elettriche. I tre sono stati arrestati dalle forze dell’ordine, che ora indagano su legami più ampi dell’organizzazione. Questo caso mette in luce un fenomeno preoccupante che coinvolge il furto di rame, un materiale molto ricercato nel mercato nero.
I furti di rame e le colonnine manomesse
La banda che ha colpito a Ladispoli si è specializzata nel furto di rame, manomettendo le colonnine di ricarica delle auto elettriche. Secondo le informazioni disponibili, i ladri agivano con un piano ben articolato, scegliendo obiettivi vulnerabili per ridurre al minimo il rischio di essere scoperti. Le colonnine Enel di via Berlinguer sono state l’ultimo bersaglio. Non è un caso che queste strutture siano diventate mete frequenti di furti, visto il crescente utilizzo di auto elettriche e la concomitante aumentata richiesta di rame sul mercato.
Le manomissioni sono state inizialmente notate dai residenti, preoccupati per la sicurezza e il corretto funzionamento di queste infrastrutture. I cittadini hanno prontamente segnalato alle autorità competenti, avviando così l’indagine che ha portato all’arresto dei tre individui. Gli inquirenti hanno verificato che il rame rubato potesse avere un valore considerevole, già sfruttato nel mercato nero, dove la domanda è costantemente in crescita.
Gli arresti e i dettagli della cattura
La Polizia di Stato è riuscita a risalire ai sospettati grazie a delle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza della zona industriale di Ladispoli. I tre arrestati, due uomini rispettivamente di 48 e 49 anni e una donna di 30, tutti residenti a Roma, sono stati intercettati a bordo di una Fiat 500 a noleggio mentre si allontanavano dalla scena del crimine. Si tratta di un modus operandi tipico delle bande dedite a questo tipo di furto, che scelgono veicoli noleggiati per eludere le indagini.
Il Commissariato di Via Vilnius, diretto dal dirigente Fabio De Angelis, ha svolto un ruolo chiave nell’identificazione della vettura. Una volta che la Fiat 500 è stata intercettata dal commissariato Tuscolano, le forze dell’ordine hanno scoperto all’interno sedici cavi, il risultato accumulato di diversi furti avvenuti nella zona.
L’indagine su un’organizzazione più ampia
Oltre all’accusa di furto, gli arrestati devono ora rispondere anche di danneggiamento. La scoperta dei cavi ha fatto sorgere il sospetto che questi individui possano essere parte di una rete criminale più estesa, orchestrata da un’organizzazione dedita al furto di materiale elettrico e non solo. La Polizia sta continuando l’indagine per verificare eventuali collegamenti con altre bande attive nel settore, data l’assenza di dettagli sull’origine dei cavi ritrovati.
In quest’ottica, le autorità hanno intensificato i controlli su ulteriori manomissioni delle colonnine di ricarica e altri impianti elettrici, per prevenire future azioni criminose che danneggiano non solo la proprietà pubblica, ma anche la sicurezza dei cittadini. Gli sviluppi recenti in questo caso dimostrano l’importanza della collaborazione tra la Polizia e la comunità locale per mantenere alta la vigilanza contro i furti.