Un imprenditore di Trani si è trovato al centro di un’estorsione inquietante, con richieste di denaro che arrivavano addirittura dalla cella di un detenuto. La vicenda ha preso piede in seguito all’arresto di Alessandro Corda, un pluripregiudicato legato al clan Capriati di Bari, e di altri quattro complici. Le autorità hanno accertato che le richieste per ottenere protezione, cominciate da 5mila euro fino ad arrivare a 30mila, si erano fatte sempre più pressanti. La situazione è peggiorata fino a trasformarsi in minacce dirette. Corda ha continuato la sua attività estorsiva pur essendo rinchiuso nel carcere di Poggioreale, a Napoli, sfruttando un cellulare illegale.
Attività estorsiva e modalità operative
L’imprenditore si è trovato in una spirale di pressione, con la continua richiesta di somme di denaro che lo ha spinto a consegnare grossi importi a diversi intermediari, spesso ignari dei veri motivi delle transazioni. Le indagini hanno rivelato che Corda e i suoi sodali utilizzavano vari canali per comunicare e minacciare la vittima, senza temere le conseguenze legali delle loro azioni, grazie al cellulare che illlegalmente portava in carcere. La dinamica di questa estorsione evidenzia come le organizzazioni mafiose riescano a mantenere un controllo sul territorio anche dal dietro le sbarre.
Ricerche e arresti delle forze dell’ordine
I finanzieri delle compagnie di Bari e Barletta hanno condotto un’operazione coordinata che ha portato all’arresto di Corda e dei suoi complici. Le indagini sono state avviate dopo l’analisi di cellulari sequestrati in un’altra operazione, che ha rivelato la costante vessazione dell’imprenditore. Sono state condotte perquisizioni, pedinamenti e ascolti di testimoni per raccogliere prove concrete contro il gruppo estorsivo. Durante le operazioni sono stati sequestrati anche i mezzi di comunicazione utilizzati per perpetrare l’estorsione.
Le implicazioni legali e le conseguenze per gli arrestati
Alessandro Corda e i suoi complici devono ora affrontare gravi accuse, tra cui estorsione aggravata dalla modalità mafiosa. Il coinvolgimento di un detenuto in tali attività mette in luce il problema della gestione della comunicazione all’interno delle carceri e la necessità di misure più severe per prevenire l’uso di cellulari all’interno degli istituti penitenziari. Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari hanno messo in evidenza non solo ciò che è avvenuto, ma anche come le forze dell’ordine continuino a lottare contro queste dinamiche criminali radicate nel territorio.
La reazione della comunità e il rischio di ripercussioni
Questa vicenda solleva interrogativi sulla sicurezza degli imprenditori locali, che spesso si trovano a confrontarsi con la criminalità organizzata. La risposta della comunità e delle istituzioni è cruciale per contrastare comportamenti mafiosi e ripristinare la fiducia tra gli imprenditori e le forze dell’ordine. La popolazione di Trani e delle aree circostanti attende ora misure efficaci per tutelare la sicurezza e il benessere economico della zona, dopo aver vissuto un episodio così allarmante. La speranza è che questo arresto rappresenti un passo significativo nella lotta contro l’estorsione e la violenza mafiosa.