Un’operazione di polizia ha portato all’arresto di ventuno persone coinvolte in una rete criminale specializzata in truffe ai danni di anziani in Italia. Tra gli arrestati figura Marco Macor, già noto per il suo ruolo nel celebre film “Gomorra“. L’operazione, condotta dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, ha svelato un sistema ben organizzato che si estendeva in particolare nel Nord Italia.
La banda e il suo leader
Al centro della rete di truffe c’era Alberto, fratello minore di un ex attore, che insieme alla compagna Marica Mastroianni, ha orchestrato una serie di truffe telefoniche mirate. La coppia operava dalla loro residenza a Melito, creando un gruppo dedito alla frode di anziani, soprattutto nelle regioni settentrionali del Paese. Le indagini hanno rivelato che il gruppo avvaleva di una precisa strategia per contattare e raggirare le proprie vittime.
Un arrestato, mentre si trovava a Venezia dopo aver portato a termine un colpo, parlava con un complice e si lasciava andare a commenti che evidenziavano l’arroganza del gruppo. Egli esclamava “mamma mia che mostro che sei, siamo la squadra più squilibrata d’Europa”, sottolineando la presunta potenza della banda. Ma dietro questo atteggiamento si nascondeva un modus operandi spietato, mirato a sfruttare le debolezze e le paure degli anziani.
Marco Macor: dall’attore alla criminalità
Marco Macor, quarantenne con un passato nel cinema, ha recitato nel film di Matteo Garrone “Gomorra“, interpretando un personaggio dialogante con Ciro, famoso per la sua iconica scena in spiaggia. Oggi, il suo nome appare in un contesto completamente diverso, evidenziando un cambio di rotta drammatico e inaspettato. Nelle intercettazioni, Macor era noto con il soprannome “Caff” e si era spostato da Napoli verso il Nord per partecipare attivamente alle operazioni della banda.
Il giudice Milena Catalano ha descritto Macor come un membro pienamente coinvolto nell’associazione criminale e ancora attivo nel gruppo. Oltre a partecipare alle truffe, Macor sarebbe stato responsabile di alcune operazioni logistiche, mostrando una complicità sistematica e un ruolo significativo nella pianificazione delle frodi.
Le tecniche di truffa
Il gruppo utilizzava metodi ingegnosi per ingannare le proprie vittime, avvalendosi di telefoni cellulari di vecchia generazione e operando attraverso utenze intestate a cittadini extracomunitari difficilmente reperibili. Questo sistema consentiva loro di mantenere il segreto riguardo alla loro identità. Le comunicazioni avvenivano tramite social network, utilizzando soprannomi e codici per non attirare attenzioni indesiderate.
Una delle pratiche più crude del gruppo era la simulazione di emergenze familiari. In una tragica registrazione, una telefonista contatta una madre anziana affermando che suo figlio era coinvolto in un grave incidente, insinuando che la sua vita fosse in pericolo. La donna, spaventata, sentiva svanire la propria voce mentre implorava di non avverare quanto dichiarato. Tattiche simili hanno reso possibile al gruppo di racimolare ingenti somme di denaro sfruttando l’ansia e la preoccupazione delle loro vittime.
L’operazione di polizia rappresenta un passo importante non solo nel contrastare la criminalità organizzata, ma anche nel proteggere una delle fasce più vulnerabili della società, riportando alla luce l’importanza di denunciare tali crimini per garantire la sicurezza di tutti.
Ultimo aggiornamento il 1 Febbraio 2025 da Elisabetta Cina