Un’inchiesta della polizia di torino ha smantellato una rete di tratta di esseri umani provenienti dal brasile. Cinque cittadini brasiliani, accusati di associazione per delinquere e sfruttamento della prostituzione, sono stati arrestati il 15 aprile 2025. Le vittime erano persone transgender ingaggiate con la promessa di un lavoro regolare in italia, ma poi ridotte in una condizione di schiavitù.
modalità di sfruttamento e controllo sulle vittime
Le persone transgender reclutate in brasile venivano convinte con la promessa di un lavoro onesto in italia. Appena arrivate a torino, venivano private del passaporto. Gli aguzzini affermavano che il documento sarebbe stato restituito solo dopo il saldo di un “debito”, forzando così le vittime a sottomettersi.
L’organizzazione imponeva inoltre di consegnare interamente i guadagni ricavati dalla prostituzione agli sfruttatori. Ai soggetti costretti a vendere il corpo veniva anche richiesto il pagamento per l’uso degli spazi dove lavorare e per l’alloggio, aumentando così il carico di debito senza alcuna possibilità di evasione. Il controllo era intenso e quotidiano, esercitato con metodi brutali e capillari.
ruoli chiave all’interno della rete criminale
Al comando della rete c’erano due coniugi brasiliani. Erano loro a dirigere le attività, a trovare gli alloggi e a decidere le zone in cui le vittime dovevano mettersi in strada a prostituirsi. Ricevevano tutti i proventi, lasciando le persone sfruttate senza nulla.
Il padre di uno dei coniugi aveva un ruolo operativo importante: accompagnava le vittime ai luoghi di prostituzione, faceva la spesa e riscuoteva i soldi a fine giornata. La moglie del padre, invece, preparava i pasti, che però venivano considerati parte del debito. Questo sistema ricorda una forma di schiavitù moderna, dove ogni costo veniva sottratto dal magro reddito delle vittime.
dettagli dell’operazione e collaborazione internazionale
L’indagine, coordinata dalla procura di torino, è partita a settembre 2024. Ha visto il coinvolgimento del servizio centrale operativo e si è avvalsa della collaborazione di polizie di diversi paesi, attraverso il progetto interpol “el paccto 2.0”. Le misure cautelari sono state eseguite dopo mesi di intercettazioni, raccolta di testimonianze e sequestri.
Durante le perquisizioni sono stati trovati, oltre ai passaporti delle vittime trattenuti dagli sfruttatori, migliaia di euro in contanti, telefoni cellulari e computer. Questi dispositivi sono ora sotto analisi per ricostruire nel dettaglio il network e accertare ulteriori responsabili. La natura transnazionale del crimine emerge chiaramente; la tratta di persone si consuma attraverso più confini e richiede un coordinamento importante per contrastarla.
funzione di controllo e intimidazione tra le vittime
Una delle transgender reclutate agiva da supervisore per conto degli aguzzini. Aveva il compito di controllare gli spostamenti delle altre e trasmettere ordini. Se qualcuno tentava di sottrarsi o mostrava segni di ribellione, interveniva con minacce o violenza. Questo meccanismo di controllo interno rendeva più solido e difficile da spezzare il potere della rete.
La presenza di una figura simile rafforza il carattere coercitivo e organizzato dell’impresa criminale, che si reggeva su un sistema di sudditanza psicologica oltre che fisica. Di fatto, le vittime erano ridotte a elementi privi di autonomia e costrette a denunciare chiunque mostrasse l’intenzione di opporsi.
implicazioni sociali e necessità di tutela per le vittime
Questa operazione sottolinea la vulnerabilità delle persone transgender nella tratta a fini sessuali. Storie come quelle emerse a torino mostrano quanto siano esposte ad abusi chi è costretto a cercare opportunità fuori dal proprio paese, spesso senza protezione né supporto.
Gli investigatori richiamano l’urgenza di rafforzare i punti di accoglienza e salute dedicati proprio a queste fasce vulnerabili. Il recupero non riguarda solo l’aspetto legale, ma anche quello umano e sociale. La rete smantellata è una parte di un fenomeno più ampio, che richiede risposte a livello nazionale e internazionale per spezzare i meccanismi che rendono possibile tali condotte.
La giustizia prosegue il suo lavoro, ma resta evidente che la prevenzione e la tutela dei Diritti umani devono andare di pari passo contro questi crimini.