A distanza di oltre due anni dall’omicidio della moglie, Angelo Bernardone di 78 anni è stato arrestato e portato nel carcere di Larino, in provincia di Campobasso, dove dovrà scontare una pena residua di 12 anni e 11 mesi. La condanna è stata emessa dalla Corte d’Assise di Lanciano nel dicembre 2023, diventando definitiva dopo l’archiviazione di eventuali ricorsi. Questo drammatico caso ha scosso l’opinione pubblica locale, non solo per la violenza dell’episodio, ma anche per le implicazioni che ha avuto sulla vita delle persone coinvolte, in particolare sui figli della coppia.
L’omicidio avvenuto il 26 dicembre 2021
Il giorno di Santo Stefano del 2021, Angelo Bernardone ha portato la moglie, Maria Rita Conese, affetta da Alzheimer e di 72 anni, su un ponte che attraversa la strada provinciale tra Casalbordino e Atessa. Dopo averla fatta scendere dall’auto, ha spinto la donna oltre il guardrail, provocando una caduta di circa dieci metri nel dirupo sottostante. La povera Maria è finita tra gli arbusti e nel letto del fiume Osento. L’autopsia ha confermato che il decesso era avvenuto per arresto cardiaco, probabilmente dovuto alla fibrillazione ventricolare causata dall’inalazione di acqua dolce e da un trauma cranico con emorragia.
Bernardone, dopo aver compiuto il gesto estremo, è tornato a casa e ha confessato l’accaduto ai propri figli. Si è poi costituito ai Carabinieri di Casalbordino, raccontando di aver spinto la moglie in seguito a una violenta discussione. Le ricerche da parte dei carabinieri sono iniziate immediatamente, anche avvalendosi di un elicottero del 118, ma al momento dell’arrivo dei soccorsi, Maria Rita era già deceduta.
Il processo e le conseguenze legali
Nel processo, che ha avuto luogo nell’anno successivo all’omicidio, i quattro figli di Bernardone si sono costituiti parte civile, esprimendo così la loro volontà di non essere compromessi dalla tragica fine della madre. Il dibattimento ha visto un’analisi approfondita della situazione familiare, con i testimoni che hanno fornito una visione disturbante della vita quotidiana della coppia, segnata da tensioni e conflitti, aggravati dalla malattia di Maria Rita.
La Corte ha quindi deciso di infliggere una pena di 14 anni di reclusione a Bernardone, come risposta all’atto di violenza che ha distrutto non solo la vita della vittima, ma anche quella dei suoi familiari. Tale condanna è diventata definitiva a dicembre 2023, portando all’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Lanciano nei giorni precedenti all’arresto avvenuto a Larino.
La vita post-condanna di Bernardone
Dopo la sentenza, Angelo Bernardone si era trasferito in Molise. Questo spostamento è stato imposto anche come misura precauzionale, poiché il tribunale gli aveva vietato di esercitare residenza nella provincia di Chieti. Il suo trasferimento evidenzia la volontà di evitare ulteriori contesti di conflitto o manifestazioni pubbliche di dissenso da parte della comunità che ha vissuto l’impatto dell’omicidio.
Il caso ha riacceso il dibattito sulla violenza domestica, suscitando domande sui sistemi di sostegno disponibili alle vittime e sulle risorse destinate alle famiglie che affrontano malattie degenerative come l’Alzheimer. Questa tragedia, dunque, non rappresenta solo una storia di crimine, ma anche una riflessione profonda su tematiche sociali attuali e sulle sfide che la società continua ad affrontare.