Arrestato imprenditore collegato alla 'ndrangheta: accuse di frodi economiche in Trentino

Arrestato imprenditore collegato alla ‘ndrangheta: accuse di frodi economiche in Trentino

Operazione delle autorità di Trento smaschera un imprenditore di Isola Capo Rizzuto, coinvolto in frodi economiche e riciclaggio tramite società fantasma, con misure cautelari in corso.
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Arrestato imprenditore collegato alla 'ndrangheta: accuse di frodi economiche in Trentino - Gaeta.it

Un’imponente operazione delle autorità di Trento ha portato alla luce le attività illecite di un imprenditore di 44 anni originario di Isola Capo Rizzuto, colpito da un provvedimento cautelare emesso dal Gip di Catanzaro. Dopo un breve periodo trascorso nella provincia di Bolzano, l’uomo è emerso come figura chiave per gli interessi della cosca della sua città d’origine. Le indagini hanno rivelato la sua partecipazione alla creazione di progetti imprenditoriali di natura criminale, prevalentemente caratterizzati da reati economico-finanziari.

Le indagini della Procura di Trento

Le indagini, condotte dalla Procura della Repubblica di Trento in sinergia con i militari del Ros e il Centro operativo della Dia di Padova, hanno permesso di ricostruire un sistema complesso di frodi, gestito tramite società fantasma e prestanome. Attraverso strumenti di schermatura societaria, l’imprenditore ha orchestrato la movimentazione di capitali dall’economia legittima verso le casse della sua organizzazione criminale. L’attività investigativa ha accertato l’esistenza di diverse aziende, tutte riconducibili a questo sistema, che permettevano il drenaggio di denaro in modo illecito.

Tecniche di frode e modalità operative

Le indagini hanno svelato che gli indagati avevano creato crediti fiscali falsi, utilizzati sia per vendite dirette che per compensazioni fiscali. Questo stratagemma ha consentito loro di sfruttare il sistema fiscale, a danno del già provato mercato economico. Le società create per tali pratiche erano concepite per essere integrate con imprese indebitate nei confronti del fisco, il che permetteva di attuare compensazioni non dovute e di drenare risorse economiche in modo fraudolento.

Il meccanismo utilizzato per queste operazioni era quello della “fusione per incorporazione” attraverso società serbatoio, strutture concepite per accumulare crediti d’imposta inesistenti. Questa strategia ha fornito un vantaggio competitivo, consentendo all’organizzazione di ottenere contratti pubblici a prezzi sensibilmente più bassi rispetto alle offerte sul mercato ordinario.

Proseguimento delle indagini e provvedimenti cautelari

Le autorità non si sono limitate a questo singolo caso, ma hanno ampliato le indagini anche ad altri soggetti connessi al medesimo gruppo criminale. In particolare, sono in fase di attuazione misure cautelari emesse dalla Procura di Venezia, collegata ai reati già emersi. La fase attuale è quella delle indagini preliminari e ulteriori sviluppi sono attesi nel prossimo futuro. L’impegno delle autorità nella lotta contro la criminalità organizzata appare più che mai determinato, con un focus specifico su frodi economiche e riciclaggio di denaro.

  • Laura Rossi

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