Gabriele Silvano, un imprenditore collegato a un caso di traffico di droga internazionale, è stato arrestato insieme a Salvatore Mario Lo Piccolo, noto boss mafioso, e altre quattro persone. L’operazione della Direzione Investigativa Antimafia di Genova, guidata dalla pm Monica Abbatecola, ha rivelato dettagli inquietanti su un’organizzazione che gestiva il traffico di sostanze stupefacenti dal Sudamerica fino alla Liguria, impiegando un complesso sistema di trasferimento di denaro attraverso un’associazione cinese.
I dettagli dell’inchiesta
Le indagini dei pubblici ministeri hanno svelato come Silvano avesse instaurato un contatto con una rete cinese per effettuare trasferimenti di denaro da diverse parti del mondo. Ciò è emerso durante gli interrogatori di garanzia, ai quali i coinvolti hanno scelto di non rispondere, mantenendo un atteggiamento di silenzio. Il legale di Silvano, Nicola Scodnik, ha dichiarato che l’imprenditore si trova ad affrontare accuse gravi, tra cui il trasferimento fraudolento di valori e l’aggravante di avere favorito la cosca mafiosa Tommaso Natale di Palermo, di cui fa parte anche Lo Piccolo.
La Dia ha documentato il trasferimento di almeno 600 mila euro da parte del gruppo, con l’impiego di un “sistema bancario parallelo” messo a disposizione dalla rete cinese. Questa modalità consente un trasferimento di denaro completamente riservato e senza tracce, creando una rete sicura per movimenti illeciti. Il giudice Paola Faggioni, che ha convalidato gli arresti, ha evidenziato come questi trasferimenti avvenissero tramite il contante, che veniva consegnato a intermediari.
Le accuse nei confronti di Silvano
Gabriele Silvano si trova a dover rispondere di molteplici accuse. Oltre al trasferimento fraudolento di valori, è accusato di estorsione nei confronti della sua ex moglie, della detenzione di quattro pistole con un arsenale di 500 proiettili e dell’organizzazione di un traffico di cocaina. Insieme a lui, figurano come co-imputati Enrico Bomarsi, il colombiano John Harold Ordonez Garcia e i fratelli ecuadoriani Boris e Victor Manuel Maruri Moreira.
Le informazioni emerse dall’inchiesta precisano che per garantire l’efficacia del sistema di trasferimento dei fondi, gli acquirenti ricevevano un codice che consentiva loro di identificare una specifica banconota al momento della consegna del denaro. Al termine dell’operazione, l’intermediario compilava un documento manoscritto di conferma dell’importo, autorizzando così il pagamento senza lasciare traccia nel sistema tradizionale.
Le autorità continuano a monitorare questo gruppo e il suo operato, sottolineando come la lotta contro il traffico di droga richieda l’attenzione su tutti gli aspetti, compresi quelli economici, per disarticolare completamente le reti criminali attive nel nostro Paese.
Ultimo aggiornamento il 29 Novembre 2024 da Sara Gatti