Le violenze subite dagli arbitri, soprattutto dai più giovani, rappresentano un tema di assoluta rilevanza nel mondo dello sport. Recenti episodi hanno messo in luce una situazione allarmante, dove ragazzi di 14 e 15 anni vengono frequentemente aggrediti. Il 19enne Diego, arbitro di Catania, è uno di questi casi, e la sua esperienza ha fatto il giro del Paese, suscitando ampia solidarietà e indignazione. Marco Guida, arbitro internazionale e campano, ha condiviso le sue opinioni su questa problematica, esprimendo un messaggio di sostegno e responsabilità .
La testimonianza di Diego: passione nonostante le aggressioni
Durante un’intervista rilasciata a Radio Crc, Marco Guida ha raccontato l’episodio che ha coinvolto Diego, il quale, nonostante l’aggressione subita, ha affermato: “Non permetterò a questi violenti di fermare la mia passione perché io amo arbitrare”. Questa affermazione colpisce per la forza e la determinazione di un giovane che non si lascia abbattere da un attacco così vile e ingiustificato. Guida ha sottolineato quanto sia fondamentale prendere atto della responsabilità collettiva di fronte a simili violenze, riguardando non solo la vittima, ma l’intera comunità sportiva. La situazione di Diego rappresenta un campanello d’allarme sulle insidie che affrontano gli arbitri in erba, che si dedicano a questo compito con amore per il gioco e in cambio di un compenso modesto.
Le conseguenze sociali delle aggressioni sugli arbitri
Marco Guida ha espresso forte disappunto per le aggressioni subite dai ragazzi che arbitrono, mettendo in evidenza le ripercussioni psicologiche e sociali di tali atti. Ha descritto il suo dolore da genitore nel vedere giovani di 14 anni insultati e aggrediti, mirando a sensibilizzare su quanto possa essere devastante per un ragazzo affrontare tali esperienze. Un episodio che ha colpito Guida è stato quello di una madre che, durante un’aggressione a un giovane arbitro, gli urlava contro “venduto”. Queste situazioni alimentano un clima di ostilità e violenza attorno a una figura che dovrebbe, invece, essere rispettata e considerata una parte fondamentale del gioco. Gli arbitri, spesso pagati solo 30 euro a partita, svolgono il loro ruolo per passione e dedizione.
I media e il ruolo dell’opinione pubblica
Secondo Guida, una delle cause principali delle aggressioni è la rappresentazione negativa degli arbitri nei media. Ha affermato che i giornali tendono a dipingere la figura dell’arbitro come un antagonista, rendendolo un bersaglio ideale per l’odio del pubblico. Questi sentimenti di avversione si protraggono anche nelle partite giovanili, dove i genitori si sentono autorizzati a insultare arbitri coetanei dei loro figli. Un comportamento diseducativo che, secondo Guida, deve essere corretto affinché le nuove generazioni possano crescere in un ambiente di rispetto e sportività . Gli arbitri, in particolare i più giovani, meritano sostegno, non attacchi, mentre aspirano a migliorare le loro competenze e responsabilità professionali.
Limiti territoriali e scelta arbitrale
Infine, Guida ha discusso la questione delle limitazioni territoriali per gli arbitri, chiarendo che non ci sono restrizioni definitive, ma che le decisioni sono dettate da scelte personali. Ha sottolineato che arbitrare a Napoli può risultare emotivamente intenso, e che ci sono esempi di arbitri che, per propria tranquillità , hanno scelto di non dirigere partite nella loro città . Guida ha messo in evidenza come la pressione sociale legata agli errori possa influenzare la vita quotidiana di un arbitro, rendendo difficile anche semplici attività come fare la spesa. Tuttavia, ha ribadito che l’Associazione Italiana Arbitri offre ampia libertà nelle decisioni arbitrali e sta lavorando per garantire un ambiente di lavoro saggio e professionale.
Ad oggi, il problema delle violenze sugli arbitri, in particolare quelli più giovani, rappresenta un aspetto critico del panorama calcistico nazionale. La società sportiva dovrà affrontare con serietà queste questioni, solo così si potrà aspirare a un cambiamento positivo.