L’ombrello della giustizia si sta aprendo su una questione di grave rilevanza sociale che coinvolge il sacerdote don Andrea Melis, arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di minorenni. Il suo caso ha sollevato dibattiti e preoccupazioni, soprattutto per la sua posizione all’interno della comunità del Levante, dove opera in prossimità di scuole e centri di aggregazione giovanile. La situazione richiede attenzione e una riflessione seriosa sui pericoli legati a potenziali abusi.
Il caso di don Andrea Melis: dettagli dell’arresto
Le accuse nei suoi confronti
Don Andrea Melis, noto per il suo ruolo come parroco e ex direttore della scuola e fondazione Padre Assarotti a Genova, è stato arrestato con accuse estremamente gravi di violenza sessuale su minorenni. Secondo la nota dei carabinieri depositata presso il giudice per le indagini preliminari, il sacerdote sarebbe coinvolto in un caso che ha visto sette minori come potenziali vittime delle sue attenzioni inappropriate. Nel contesto dell’indagine, è emerso che Melis, per attirare i giovani a casa sua, regalava sigarette elettroniche a loro, le quali potrebbero avere un contenuto di nicotina illecitamente elevato.
Le testimonianze raccolte dagli investigatori hanno sollevato preoccupazioni sul suo comportamento e sull’ambiente in cui si trova attualmente. I carabinieri hanno chiarito che la comunità del Levante, dove Melis è stato trasferito dalla Curia, ha un numero significativo di scuole e un centro di danza. Questo rappresenta un contesto a rischio, in quanto potrebbe facilitare la reiterazione di comportamenti delittuosi.
La posizione del giudice e del gip
Le preoccupazioni avanzate dai carabinieri sono state amplificate dal giudice Milena Catalano, che in un documento ha sottolineato come la pericolosità di don Melis aumenti ulteriormente considerando il suo stato di salute. Affetto da HIV, il sacerdote avrebbe avuto rapporti sessuali non protetti, potenzialmente esponendo i minori a rischi gravi. Al momento, è stata disposta la misura degli arresti domiciliari solo per l’accusa di violenza sessuale su minorenne, ma l’inchiesta è in corso, e altre due gravi accuse pendono su di lui: prostituzione minorile e tentata violenza aggravata.
La difesa di don Andrea Melis: il sostegno legale
Le dichiarazioni degli avvocati
Don Andrea Melis è difeso dai legali Raffaele Caruso e Graziella Delfino, i quali stanno cercando di fornire un quadro diverso della situazione. Gli avvocati hanno affermato che Padre Melis ha intrapreso un percorso di cura per l’HIV da dodici anni, e che la sua condizione è stata stabilizzata grazie a un trattamento costante. La strategia difensiva si basa sull’argomento che il virus non è più rilevabile e, di conseguenza, non rappresenterebbe un rischio di trasmissione. Questa affermazione, legata a principi scientifici sviluppati nel campo dell’infettivologia, mira a ridurre la gravità delle accuse riguardanti la salute del sacerdote.
La questione del riserbo
La difesa ha anche messo in luce la necessità di mantenere riservate certe informazioni sensibili. Secondo i legali, il prete non avrebbe comunicato a nessuno della sua condizione di salute, né alla sua famiglia né alla Curia, sottolineando che i dati riguardanti lo stato di salute sono di natura privata. Melis, secondo i suoi avvocati, non avrebbe mai rappresentato un pericolo per la comunità in base alla sua attuale condizione di salute.
Comunicazioni della Curia: responsabilità e reazioni
La posizione della Curia di Genova
In seguito all’arresto, la Curia di Genova ha redatto un comunicato ufficiale chiarendo che don Andrea Melis non è direttamente sotto la supervisione della Curia, ma appartiene all’Ordine degli Scolopi. La Diocesi ha espresso profondo rammarico per i fatti denunciati e ha rincarato che i fatti sono stati segnalati al Dicastero per la Dottrina della Fede, in conformità con le normative canoniche. Questa maiuscola separazione di competenze è stata evidenziata per chiarire i meccanismi di responsabilità all’interno dell’istituzione religiosa.
Il dolore della comunità educativa
Monsignore Silvio Grilli, coordinatore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Genova, ha ribadito la preoccupazione per la situazione, enfatizzando il dolore causato non solo alle potenziali vittime e alle loro famiglie, ma anche a tutta la comunità educativa dell’Istituto Assarotti. La Curia ha espresso il suo impegno a seguire la vicenda affinché ogni aspetto venga esaminato con la massima serietà.
La vicenda di don Andrea Melis continua a svilupparsi e rimane sotto l’attenta osservazione degli inquirenti, con ripercussioni che potrebbero allargarsi a macchia d’olio. La questione pone interrogativi profondi sulla protezione dei minori e sull’approccio delle istituzioni religiose in situazioni di abusi e violazioni della fiducia.