assolti ex consiglieri regionali calabresi da accuse di traffico di influenze in vicenda lavori pubblici

assolti ex consiglieri regionali calabresi da accuse di traffico di influenze in vicenda lavori pubblici

Il tribunale di Cosenza assolve gli ex consiglieri Nicola Adamo, Pietro Giamborino e Filippo Valia dalle accuse di traffico di influenze illecite aggravato da modalità mafiose in un caso su lavori pubblici a Vibo Valentia.
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Il tribunale di Cosenza ha assolto gli ex consiglieri regionali Nicola Adamo, Pietro Giamborino e il nipote Filippo Valia dalle accuse di traffico di influenze illecite con modalità mafiose in un caso legato a lavori pubblici a Vibo Valentia. - Gaeta.it

Il tribunale di Cosenza ha emesso una sentenza importante che riguarda un caso di presunte pressioni su un procedimento amministrativo legato a lavori pubblici nella provincia di Vibo Valentia. Gli ex consiglieri regionali Nicola Adamo e Pietro Giamborino, entrambi esponenti del Pd, insieme al nipote di Giamborino, Filippo Valia, erano stati accusati di traffico di influenze illecite aggravato dalle modalità mafiose. Nel corso del processo la pubblica accusa aveva chiesto condanne fino a tre anni di reclusione, ma alla fine il giudice ha disposto l’assoluzione per tutti e tre gli imputati.

le accuse mosse nel procedimento penale a cosenza

La vicenda giudiziaria riguarda un presunto tentativo di condizionare un procedimento amministrativo davanti al Tar della Calabria che riguardava l’aggiudicazione di lavori pubblici nella zona di Vibo Valentia. Secondo l’accusa, Nicola Adamo, Pietro Giamborino e Filippo Valia avrebbero cercato di influenzare la decisione del tribunale amministrativo con metodi illegali, aggravati dall’influenza di organizzazioni mafiose. L’ipotesi formulata dalla pubblica accusa era che i tre avessero sfruttato le loro posizioni politiche e relazioni personali per manipolare l’esito della gara d’appalto, a discapito della trasparenza e della legalità.

Alle carte del fascicolo si evinceva come i presunti comportamenti illeciti fossero collegati al tentativo di favorire determinate imprese o soggetti coinvolti nella realizzazione dei lavori pubblici. Il procuratore della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, aveva sostenuto che tale condotta integrasse il reato di traffico di influenze, aggravato dalla modalità mafiosa, ossia con modalità e contatti riconducibili ad ambienti criminali calabresi.

richieste di condanna e ruolo della pubblica accusa

Nel corso del procedimento giudiziario, la pubblica accusa aveva avanzato richieste di pena ben precise per ciascun imputato. Per Pietro Giamborino era stato chiesto un periodo di tre anni di reclusione, mentre per Nicola Adamo la condanna richiesta ammontava a due anni, ma senza l’aggravante mafiosa. Infine, per Filippo Valia si richiedeva una pena di due anni e sei mesi, sempre per traffico di influenze illecite aggravato.

L’impianto accusatorio si basava su intercettazioni, testimonianze e documenti che la procura aveva raccolto per dimostrare la volontarietà nel tentativo di condizionare il procedimento amministrativo. L’aggravante mafiosa era stata richiesta nei confronti di tutti gli imputati tranne che per Adamo, per il quale la procura aveva escluso questa aggravante mantenendo la contestazione di traffico di influenze semplice.

posizione di giuseppe capizzi e il proscioglimento

Nel processo era coinvolto anche Giuseppe Capizzi, amministratore unico del consorzio stabile “Progettisti Costruttori”, un’impresa operante nei lavori pubblici in Calabria. Capizzi era accusato di aver chiesto a Giamborino, tramite l’intermediazione di Valia, di esercitare pressioni sul Tar per modificare l’esito del procedimento amministrativo a favore del consorzio da lui diretto.

La posizione di Capizzi è stata stralciata dal processo dopo che l’imprenditore ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali, una misura alternativa che interrompe la sua partecipazione al procedimento penale a suo carico. Questo stralcio ha avuto effetti sul quadro generale del processo, ma non ha cambiato l’esito per gli altri imputati.

il verdetto finale e le motivazioni del tribunale

Il giudice del tribunale di Cosenza ha deciso per l’assoluzione di Nicola Adamo, Pietro Giamborino e Filippo Valia da tutte le accuse di traffico di influenze illecite aggravato da modalità mafiose. Secondo la sentenza non erano emersi elementi sufficienti a dimostrare il coinvolgimento effettivo dei tre nel condizionamento illegale del procedimento amministrativo davanti al Tar.

Il tribunale ha escluso che le condotte contestate configurassero una forma di influenza illecita in grado di incidere sull’aggiudicazione dei lavori pubblici. La decisione è arrivata dopo il dibattito in aula e la valutazione delle prove presentate sia dalla pubblica accusa sia dalla difesa. Nel corso del processo sono stati ascoltati testimoni e sono stati esaminati documenti che non hanno confermato l’ipotesi accusatoria.

La sentenza ha quindi salvaguardato la posizione degli ex consiglieri e del nipote di Giamborino, confermando la natura dubbia dei fatti contestati. L’assoluzione, pronunciata dopo qualche anno di indagini e udienze, segna una tappa definitiva della vicenda giudiziaria che ha riguardato questi personaggi politici e imprenditoriali della Calabria.

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